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Editoriali

Quel gran chiacchierone di La Russa

Redazione

Ora attacca pure Tajani. Ogni volta che parla trema la destra intera

Nella bocca chiusa non entrano le mosche, diceva Cervantes. Antico precetto d’altrettanto antica saggezza. Invito alla continenza verbale. Ma poiché Ignazio La Russa non è Donchisciotte e nemmeno Sancio Panza, ma è (nientemeno) il presidente del Senato, egli, la bocca la tiene aperta e gli dà fiato sin dalla sua ascesa allo scranno più alto di Palazzo Madama. Ovvero sin da quando ci intrattenne – ma perché? – sul busto di Mussolini e poi sui militi tedeschi di via Rasella: “Una banda di suonatori”.

Da allora è stato un ininterrotto comunicare, un imperscrutabile agitarsi come acqua nel secchio seguendo misteriosi calcoli e rimbalzi (forse non del tutto calcolati, per la verità). Un impegno indefesso in manifestazioni oratorie del genere più vario, tanto spesso a sproposito, nel corso delle quali egli ha talvolta tentato persino la via d’una nuova pedagogia costituzionale. Un invito a superare il conflitto fascismo-antifascismo, operazione tuttavia complicata, nella quale s’impegnò a suo tempo Luciano Violante da presidente della Camera, e che richiederebbe cultura, tempismo, linguaggio e grammatica istituzionale: tutte cose di cui – ahinoi – La Russa è sprovvisto.

Le parole infatti escono dalla bocca del presidente del Senato rincorrendosi come gli alunni all’uscita della scuola. La sua cifra è ferma alla goliardia. Domenica, per dire, la seconda carica dello stato si è abbandonato a una inspiegabile polemica con il leader di Forza Italia e vicepremier del governo Meloni, cioè Antonio Tajani. I giornali discutono di un ipotetico intervento sugli “extraprofitti” delle banche. Il governo però non ne parla. Nessuno ne parla. E allora che succede? Ne parla La Russa. Ovvio. “Tajani è contrario agli extraprofitti? Forse deve far piacere a qualche banca”. Ora noi abbiamo rinunciato a interrogarci sul perché La Russa parli terremotando ogni volta il suo stesso campo politico. Ci limitiamo a osservare che alla fine passerà alla storia per aver messo insieme il centrosinistra facendo giocare in attacco Schlein e Renzi alla partita del cuore.

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