Giorgia Meloni al Ghetto Ebriaco per la cerimonia commemorativa del 7 ottobre - foto Ansa

L'intervento

Meloni: "Ricordare il 7 ottobre è il presupposto per la pace in medio oriente"

Redazione

Al Tempio Maggiore del Ghetto Ebraico di Roma la commemorazione per il 7 ottobre. Presenti i vicepremier Salvini e Tajani e diversi ministri. Misure di sicurezza rafforzate. Il rabbino capo Di Segni: "Il 7 ottobre non è un episodio isolato ma la prosecuzione di una storia in forme nuove"

"Il 7 ottobre 2023 il popolo israeliano ha vissuto una delle pagine più drammatiche della sua storia". Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la cerimonia di commemorazione degli attacchi terroristici che Hamas ha lanciato verso Israele l'anno scorso e nei quali morirono 1200 persone. La premier ha partecipato alla cerimonia all'interno del Tempio Maggiore a Roma, in un Ghetto ebraico blindato.
 

Nel centro della capitale, infatti, sono state rafforzate le misure di sicurezza: tutta l'area del quartiere è stata chiusa, ci sono le camionette della polizia a presidiare gli accessi, in campo ci sono circa 200 agenti in più e per entrare all'interno è necessario esibire un pass ed essere scansionati dal metal detector.
 

All'evento di commemorazione hanno partecipato anche altri membri del governo, tra cui il vicepremier Matteo Salvini, i ministri Matteo Piantedosi, Alessandro Giuli, Giuseppe Valditara, Carlo Nordio, Andrea Abodi ed Eugenia Roccella. Presente anche il rabbino capo Riccardo Di Segni e la presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni.
 

Foto di Simone Canettieri


Alla cerimonia erano presenti anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il leader di Azione Carlo Calenda, l'esponente di Italia Viva Maria Elena Boschi, l'ex presidente della Camera e ministro degli Esteri Gianfranco Fini e il conduttore televisivo Bruno Vespa.

Cosa ha detto Meloni

"Non dimentichiamo la disumana aggressione perpetrata un anno fa da Hamas. Abbiamo sempre negli occhi il massacro di migliaia di civili inermi, donne e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà. Il nostro pensiero è rivolto costantemente agli ostaggi, strappati alle loro famiglie e ai loro cari, e che ancora oggi attendono di tornare a casa", ha detto Meloni.
 

"Ricordare e condannare con forza ciò che è successo un anno fa non è un mero rituale, ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in medio oriente, perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel farlo tradisce un antisemitismo latente e dilagante che deve preoccupare tutti. E le manifestazioni pubbliche di questi ultimi giorni lo hanno, purtroppo, confermato", ha continuato Meloni riferendosi alle proteste di sabato scorso.
 

La premier ha anche parlato di quanto sta accadendo a Gaza: "In questa giornata ribadiamo il legittimo diritto di Israele a difendersi e a vivere in sicurezza nei propri confini, ma anche la necessità che questo sia esercitato nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo, infatti, restare insensibili davanti all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime due volte: prima del cinismo di Hamas, che le utilizza come scudi umani, e poi delle operazioni militari israeliane", ha detto.
 

"Le conseguenze dell’attacco di Hamas hanno scatenato un’escalation su base regionale che potrebbe avere esiti imprevedibili", ha detto in conclusione Meloni. "È dovere di tutti riportare il dialogo, lavorando per arrivare a una de-escalation. L’Italia, anche in qualità di presidente di turno del G7, continuerà a impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio degli ostaggi israeliani e per la stabilizzazione del confine israelo-libanese, attraverso la piena applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite", ha spiegato la premier, confermando il "sostegno a tutti gli sforzi di mediazione portati avanti, e il nostro impegno per lavorare a una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due stati".

Riccardo Di Segni: "7 ottobre non è episodio isolato"

"Quello che è successo il 7 ottobre non è per noi un episodio isolato ma la prosecuzione di una storia in forme nuove ma sempre con lo stesso significato: l'espressione di un odio cieco e insensato e che spesso ci lascia soli", ha detto il rabbino capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni. "Le organizzazioni internazionali – ha continuato – che dovrebbero essere super partes si sono fatte casse di risonanze dei più biechi pregiudizi antisemiti, usando due pesi e due misure. Deve essere chiaro che non si tratta di difendere gli ebrei, che in questi giorni devono stare attenti e guardarsi le spalle, ma la stessa democrazia, anche nei paesi più democratici, che hanno contribuito a costruire", ha detto. "L'esplosione dell'antisemitismo nei secoli, ogni volta per una ragione diversa, ha sempre segnalato il declino di una società. È ciclico, così come è ciclico il disastro che essa annuncia per la società che lo consente".
 

"Colgo l'occasione per esprimere gratitudine al governo che ci protegge con ogni mezzo", ha detto Di Segni. "Dall'attacco del 7 ottobre è derivata una ubriacatura collettiva che ha offuscato le menti di molti, intorno ad analisi manichee di oppressi contro oppressori. È in corso una celebrazione del terrorismo come atto rivoluzionario, che raccoglie consensi ecumenici dai giornali, alle scuole, alle università alle piazze. Nessuno si illuda che la violenza auspicata da chi giustifica il terrorismo si fermi agli ebrei, sarebbe ingenuo".

Noemi Di Segni (Ucei): "La liberazione degli ostaggi sarebbe già una pace"

"Sono giunti qui i rappresentanti di tutte le comunità e gli enti ebraici in Italia per condividere timore e ansia per il futuro che accompagnano questi durissimi mesi. Il futuro è incerto per un'intera regione di cui seguiamo ora per ora, per ogni palmo di terra gli sviluppi, dai diversi fronti", ha detto Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche in Italia. "Il futuro è incerto anche per l'Europa e l'Italia dal momento che viviamo immersi in un faticoso confronto quotidiano, con un crescente antisemitismo multiforme, portando sulle spalle quello di secoli e secoli".
 

Dopo un anno dagli attentati "la speranza è che siano liberati tutti i 101 ostaggi, che si ripristini la sicurezza e si rafforzi la fiducia nell'altro. Sarebbe già questa una pace", ha continuato. "La ferita provocata con l'attacco del 7 ottobre è quella di un intero popolo che ha sempre desiderato ispirare il proprio agire a quell'imperativo di vita che ci ha trasmesso per millenni la nostra fede".

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