Festa dell'ottimismo

Abodi: "Le giovani generazioni non sono il futuro, ma sono il presente"

"Bisogna essere ottimisti in maniera consapevole". Sul servizio civile "le giovani generazioni non sono il futuro, ma il presente". Caso ultras: "Dobbiamo passare dallo sdegno all'impegno concreto". Parla il ministro dello Sport

Redazione

"Tempo scaduto per Malagò al Coni? L'ottimismo non passa attraverso la soddisfazione personale, ma attraverso i risultati che si raggiungono insieme. Io non ne ho mai fatto un fatto personale, con Malagò c'è amicizia, ma le regole valgono per tutti". Lo ha detto il ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi intervistato da Umberto Zapelloni alla Festa del Foglio a Firenze.

Il ministro si è poi soffermato sul ruolo dello sport nelle scuole. "In 13 mila scuole mancano le palestre, non si deve perdere di vista la centralità dello sport dal punto di vista del benessere. Ci scopriamo un paese sportivo quando ci sono le grandi competizioni, ma il valore dello sport è dato dalla quotidianità". 

Giovani e sport, come può la politica unire questi due elementi? "Sto cercando di capire i giovani andando da loro, dandogli delle prospettive che consentono di essere ottimisti in maniera consapevole e non solo dal punto di vista estetico. La conoscenza diretta consente a noi di spiegare cosa stiamo facendo, spiegare a loro il nostro pensiero, e offrire una seconda possibilità a chi ha perso la strada, come i neet, le istituzioni in questo senso sono necessarie".

La scuola è in grado di avvicinare i giovani allo sport?  "La cosa sorprendente è l'accertamento del dato di partenza di due anni fa: il 60 per cento degli istituti scolastici non ha una palestra, siamo un paese nel quale la qualità e la quantità di sport offerto a scuola è bassissima. Massimo due ore a settimane, e, nella scuola elementare, l'educazione motoria è spesso affidata alla buona volontà di maestre e maestri, invece che a personale qualificato".

Le tante medaglie olimpiche dovrebbero far pensare a un'Italia forte e consapevole, ma il ministro afferma: "Mi piace dire che siamo un paese vincente, ma non convincente. Siamo sul podio delle vittorie, ma sei scuole su dieci non hanno la palestra e di queste, l'80 per cento è al sud. Il fatto che siamo vincenti non è solo perché c'è tanto talento sportivo, ma anche buoni maestri e istruttori. Dobbiamo utilizzare quelle 111 medaglie olimpiche e parolimpiche perché diventino sprone per concorrere insieme verso un obiettivo".

Il ricordo più interessante delle Olimpiadi di Parigi? "Le testimonianze degli atleti che non hanno vinto: una mancata vittoria non è un fallimento, perché arrivare al quarto posto come Benedetta Pilato è uno sprone per fare meglio. Gli atleti parolimpici sono incredibili e tutti dovrebbero imitarli: sorridono per quello che hanno e non piangono per quello che non hanno. Abbiamo perso il senso della felicità, quegli atleti erano felici".

"Coltivo il sogno che in un tempo non troppo lontano anche le Olimpiadi e Parolimpiadi estive rientrino in Italia", ha detto poi il ministro. "Il decennio che seguirà mi auguro offra spunti: la città può essere una palestra a cielo aperto, Le Olimpiadi devono lasciare un'eredità nei luoghi. Bisogna pensare a infrastrutture sportive che si sposino con la città. Sicuramente Milano-Cortina sarà un modello per la spesa pubblica (3 miliardi e mezzo), che non sarà utilizzata solo per le opere sportive, ma anche per le strutture di collegamento. Sarà migliorata la qualità della vita e la capacità di attrazione per i turisti. Il miglioramento delle infrastrutture culturali aiuterà a superare la mancanza di infrastrutture sportive".

Ma i problemi persistono: nel calcio, per esempio, è stata aperta un'inchiesta sugli ultras e sui loro rapporti con le società: "Dobbiamo passare dallo sdegno all'impegno concreto. Dire che è impossibile evitare che ci siano infiltrazioni di criminalità organizzata negli stadiè un'affermazione che io non condivido: la tecnologia è uno strumento possibile, ma si deve giocare di squadra: le società si devono sentire maggiormente responsabilizzate".

Ci sono state anche tante richieste per i bandi del servizio civile: "Due anni fa il servizio civile stava perdendo fascino, oggi siamo passati da un -20 per cento a un +20 per cento. Negli ultimi bandi c'è stato un multiplo di 4,4 domande rispetto ai posti disponibili. C'è stato un processo di avvicinamento rispetto al bacino di giovani, Le giovani generazioni non sono il futuro, ma il presente".

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