il paradosso

L'Italia spaccata in due: maltempo al nord, siccità al sud

Redazione

Forti precipitazioni si abbattono sulle regioni settentrionali e centrali, causando frane e allagamenti. Chiuse le scuole in Liguria. Messo in attività il Mose a Venezia. Mentre al sud ci sono regioni come la Basilicata che devono razionare l'acqua

Un'Italia spaccata in due. E questa volta non stiamo parlando di crescita economica, di infrastrutture né di servizi, ma di acqua: il sud è costretto a razionalizzarla, mentre il nord è devastato dai nubifragi.

Il caldo nordafricano insieme al ciclone atlantico porterà il maltempo estremo nella Penisola. La situazione attuale è il risultato della somma delle 2 perturbazioni: entro il  22 ottobre avremo accumuli eccezionali concentrati in 3-4 giorni, anche oltre i 400 litri per metro quadrato, quasi la metà di quanto piove in un anno. L'innalzamento del livello dell'acqua ha causato allagamenti e frane in Liguria (dove si sono resi necessari cento interventi solo nella giornata di ieri), Emilia Romagna e Toscana con persone bloccate nelle automobili e ai piani inferiori delle case. Sono stati necessari oltre 350 interventi dei Vigili del fuoco. E' stata diramata l'allerta arancione nel centro-levante ligure e in molti comuni nello spezzino, nel savonese, a Genova e in numerosi comuni liguri dalla costa fino all'entroterra le scuole resteranno chiuse. Secondo i dati di protezione civile sono caduti 200 mm di pioggia in 18 ore.

La situazione è preoccupante in tutto il centro-nord. Ci sono state tre famiglie evacuate a Firenze, a Venezia è stata avviata la procedura di innalzamento delle barriere mobili del Mose perché il Centro maree maree ha previsto una massima di 105-110 centimetri. Nella bassa provincia di Livorno tra Campiglia, Venturina e Suvereto c'è stato un violento nubifragio in particolare a Cafaggio, frazione alle spalle di Campiglia, con allagamenti di strade, cantine e abitazioni. Nella notte sono caduti complessivamente 172 mm di pioggia, di cui almeno 120 mm in un'ora. Nella giornata di oggi in Trentino, la Protezione civile ha diramato un'allerta di ventiquattro ore per rischi di natura idrogeologica e idraulica con possibili erosioni e smottamenti nel reticolo idrografico, oltre che ad allagamenti, esondazioni, frane e colate rapide. Entro il pomeriggio di domani, mediamente, sono attesi 25-50 millimetri di pioggia ma in alcune zone, soprattutto sui settori sudorientali, sono possibili accumuli superiori a 70 millimetri. A Milano invece prosegue la perturbazione che, secondo le previsioni meteorologiche, non dovrebbe lasciare la Lombardia prima del fine settimana.

Il sud afflitto dalla siccità: alcune regioni razionano l'acqua

Se il nord piange, il sud non ride perché ha il problema opposto: l'ondata di siccità ha investito buona parte del meridione. A causa della bassissima piovosità, dei ridotti apporti dalle sorgenti e dell'aumento delle temperature, l'intero sistema delle gestioni idriche è in enorme difficoltà. Per questo motivo i piani di razionamento stanno interessando Calabria, Puglia, Sicilia, Molise, Abruzzo, Campania e Basilicata.

Proprio in quest'ultima regione, dal 9 al 30 settembre, è stato "conseguito un risparmio di acqua pari al 25 per cento, equivalenti a circa 377 mila metri cubi", ma non è servito a molto perché la perdurante crisi idrica "rende necessario il procrastinarsi e l'intensificazione delle misure di razionamento". Così è stato deciso dal Tavolo tecnico sulla condizione dei ventinove comuni lucani, tra cui Potenza, approvvigionati dalla diga del Camastra. Il nuovo Piano delle sospensioni programmate prevede che "a decorrere dal 7 ottobre - è scritto in un comunicato diffuso dall'ufficio stampa della giunta lucana - per il comune di Potenza e per le aree rurali le interruzioni idriche saranno disposte a giorni alterni, ad eccezione del sabato, dalle ore 18.30 alle 6.30; per tutti gli altri comuni alimentati dallo stesso schema idrico Basento-Camastra, l'erogazione sarà interrotta dal lunedì al venerdì dalle ore 18.30 alle 6.30, ad eccezione del sabato e della domenica".

"Quelli conseguiti fino ad ora sono risultati estremamente significativi - ha messo in evidenza l'amministratore unico di Acquedotto Lucano, Alfonso Andretta - dovuti innanzitutto al sacrificio degli utenti, all'attività condotta in maniera sinergica dall'Unità di crisi istituita dalla Regione e all'impegno continui dei tecnici, che nel frattempo devono fronteggiare i frequenti guasti, causati proprio dallo stress sopportato dalle condotte per le ripetute operazioni di chiusura e riapertura dell'erogazione".

 

A inizio settembre, la giunta regionale della Basilicata ha deliberato lo stato d'emergenza per i 29 comuni interessati. Il presidente della regione Vito Bardi formulerà la richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulla base della documentazione predisposta dall'Assessorato alle Infrastrutture. "Sappiamo che - ha sottolineato il governatore lucano - la popolazione interessata avrà dei disagi, ma stiamo lavorando per limitarli e per mitigare la crisi con un calendario di razionalizzazioni programmate nei diversi comuni. Purtroppo abbiamo attraversato un'estate con scarse precipitazioni e con temperature che si sono rivelate al di sopra della media con una certa persistenza. La Regione interverrà per adeguare le infrastrutture al fine di evitare che simili emergenze diventino endemiche", ha concluso Bardi.

La situazione non è diversa in Sicilia, dove, ogni anno 117 km quadrati di suolo cedono spazio all’avanzata del deserto, ma nessuno ha fatto e fa abbastanza per tirarla fuori dalla morsa. Le riserve idriche si sono depauperate: mancano manutenzione e strategia, non di certo i detriti che hanno limitato l’utilizzo delle poche risorse a disposizione. Si calcola che dei 29 invasi censiti dalle autorità, 26 hanno fatto registrare una flessione, in termini di approvvigionamento, rispetto al mese di maggio. Per risolvere questa situazione, il presidente della regione Renato Schifani, nominato commissario delegato per gli interventi urgenti, ha trasmesso al dipartimento nazionale della Protezione civile una proposta del secondo piano di interventi che include oltre 130 progetti, elaborati in risposta alle richieste pervenute dai gestori idrici e da comuni. Oltre a 200 interventi di riparazione e acquisto di autobotti per i comuni per oltre 8 milioni di euro.

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