tra politica e giustizia
Scontro aperto con la magistratura. Oggi il governo vara nuove regole sull'immigrazione
In Cdm una norma per rafforzare le disposizioni sui "paesi sicuri". Meloni: "Al lavoro senza paura finché avremo sostegno degli italiani". L'invito al dialogo di Mattarella: "Le istituzioni non si limitino a una visione di parte"
Nel fine settimana, lo scontro tra governo ed esponenti della magistratura si è arricchito di nuovi elementi. Dopo la decisione del tribunale di Roma di rimandare in Italia i migranti trattenuti in Albania, nei nuovi hotspot fatti costruire dal governo, ieri la presidente del Consiglio ha rilanciato sui propri social una mail del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, inviata ai colleghi dell'Anm e pubblicata dal quotidiano Il Tempo: "Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione la rilancia". Alludendo alla maggiore pericolosità rispetto ai tempi di Silvio Berlusconi. La premier ha fatto notare come il giudice sia esponente di "Magistratura democratica", la corrente delle toghe più spostata a sinistra.
Lo scontro c'è stato anche tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il presidente dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) Giuseppe Santalucia. Nordio aveva criticato la decisione del tribunale di Roma descrivendola come "abnorme". "Personalmente sono basito che il ministro della Giustizia ricorra a questa categoria della abnormità che per i tecnici richiama a possibili responsabilità disciplinari. È come se il ministro avesse voluto dire ai colleghi del tribunale di Roma: 'Se non provvedete secondo i miei desiderata, quelli del governo, sono pronto a un'azione disciplinare'", ha risposto Santalucia.
Fatto sta che nel Consiglio dei ministri di quest'oggi il governo varerà un nuovo intervento sul tema immigrazione. Le norme sui cosiddetti "paesi sicuri", verso cui dovrebbe essere più semplice effettuare i rimpatri, saranno elevate di rango. Il tribunale di Roma ha contestato l'applicazione del decreto interministeriale in cui si stabiliscono i paesi sicuri, considerandolo in contrasto con le direttive europee. Il governo adesso vorrebbe recepire le disposizioni in un apposito decreto. Fonti di maggioranza hanno spiegato all'Ansa che si lavora anche a un altro aspetto: i ricorsi contro le decisioni sul trattenimento nei Centri per il rimpatrio (Cpr), e si sta valutando di farlo con le Corti d'Appello. Una soluzione già introdotta, per le richieste d'asilo, con il recente decreto flussi.
"Finché avremo il sostegno dei cittadini continueremo a lavorare con determinazione, a testa alta, per realizzare il nostro programma e aiutare l'Italia a crescere, diventare forte, credibile e rispettata. Lo dobbiamo agli italiani, a chi ci ha scelto e a chi, pur non avendo votato per noi, spera che facciamo bene il nostro compito. Al lavoro senza sosta, senza paura", ha scritto a questo proposito la premier Meloni su Instagram. "Anche oggi ci regala la sua dose di vittimismo quotidiano", le ha risposto la segretaria del Pd Elly Schlein.
A ogni modo, sempre ieri, sullo scontro in atto tra governo e giudici è intervenuto, in maniera indiretta, anche il capo dello stato Sergio Mattarella. "Vi sono dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose - approfondendo solchi e contrapposizioni - ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi", ha detto Mattarella. Aggiungendo che "tra le istituzioni e all'interno delle istituzioni la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità" perché "le istituzioni appartengono e rispondono all'intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse". Un messaggio che è sembrato indirizzato tanto alla politica quanto alla magistratura.