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Piantedosi: “Le accuse del Consiglio d'Europa sono infondate”

Redazione

Il ministro dell'Interno critica il report che denuncia profilazioni razziali dalle forze di polizia e difende il nuovo “rafforzamento del sistema dei rimpatri”. Sulle polemiche tra magistrati e governo: "Non ci sono stati attacchi alle toghe". L'intervista al Corriere della Sera

“È incredibile che una organizzazione internazionale che dovrebbe tutelare i diritti umani, promuovere l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa possa fare simili affermazioni, del tutto destituite di fondamento”. Lo dice al Corriere della Sera il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi a proposito del rapporto stilato dall'Ecri, la commissione contro il razzismo e l'intolleranza che agisce nell'ambito del Consiglio d'Europa. Secondo il documento, la polizia italiana avrebbe messo in piedi una "profilazione razziale" nel corso delle sue attività di controllo, specialmente ai danni di rom e persone di origine africana.

 

                  

Nel dossier, la commissione chiede esplicitamente alle autorità italiane di avviare un'indagine indipendente sulle pratiche di fermo e perquisizione della Polizia, auspicando il coinvolgimento della società civile e di gruppi potenzialmente esposti al rischio di “racial profiling”. Una richiesta a cui il ministro risponde fermamente: “Le nostre forze di polizia sono apprezzate in Italia e nel mondo quali baluardi della democrazia, della difesa dei più deboli e della vicinanza ai problemi quotidiani dei cittadini. Questa è la linea”. 

Sul decreto licenziato lunedì dal consiglio dei ministri per consentire la gestione dei centri per i migranti in Albania, Piantedosi dice che aver fissato come norma primaria l'elenco di paesi considerati "sicuri" "possa contribuire a una maggiore certezza applicativa di procedure importanti”. L'ex prefetto fa riferimento a “precisi parametri” e “informazioni acquisite da organizzazioni internazionali" su cui si fonda la valutazione di effettiva sicurezza degli stati indicati nel decreto, per poi assicurare il progressivo aumento dei rimpatri che "nella maggior parte dei casi riguardano persone contraddistinte anche per atteggiamenti pericolosi”. L'esatto contrario starebbe avvenendo per gli ingressi regolari, su cui – per il ministro – “questo governo ha adottato provvedimenti concreti come mai nessuno in precedenza, programmando l’arrivo di 452.000 lavoratori in tre anni”.

Piantedosi lascia intendere che ogni prossima ed eventuale decisione di non convalida per il trattenimento dei migranti potrà “essere impugnata innanzi alle magistrature superiori”. Così come è avvenuto per l'ordinanza del Tribunale di Roma della scorsa settimana, contro cui è stato presentato un ricorso in Cassazione: “Sarà l’opportunità per sottoporre alla Suprema Corte una interpretazione univoca della normativa vigente”, avviando parallelamente, attraverso il nuovo decreto, un “rafforzamento del sistema dei rimpatri, proprio per completare l’azione proficua che stiamo svolgendo per contrastare le partenze irregolari”.

Rimanendo sul tema della giustizia il ministro smentisce l'accusa di attacchi alla magistratura da parte del governo: “Se può essere legittimo e comprensibile che i magistrati liberamente esprimano le loro opinioni, soprattutto nell’ambito dell’attività associativa, credo che analoga prerogativa non possa essere negata alla politica che, per definizione, si caratterizza per libertà di espressione”.

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