editoriali
La censura al tempo del melonismo
Report colpisce, Saviano in onda, Scurati gode. Cortocircuiti tra censori e censurati
Era solo il 24 luglio quando le opposizioni, con una serie di firme che copriva tutto l’arco oppositivo, criticavano pubblicamente con una lettera rivolta ai presidenti di Camera e Senato, il “silenziamento” subìto in commissione Vigilanza Rai. Espressione in codice per andare poi giornalisticamente al sodo e affermare che in Rai e anche altrove il pensiero antigovernativo era censurato. Erano i giorni in cui si infoltivano le inchieste su TeleMeloni, i cui rischi erano esposti perché ci si mobilitasse a difesa della libertà di pensiero e di espressione. E’ una data non lontana ma neanche vicinissima quella che scegliamo per verificare nei fatti cosa sia poi successo davvero.
Gli ultimi giorni, quindi giusto a qualche settimana da quel 24 luglio, ci hanno mostrato tendenze e fatti ben diversi da quanto si sarebbe potuto aspettare un diligente lettore della denuncia contro le ingerenze governative nel libero pensiero o, in modo più circoscritto, nella produzione giornalistica della Rai.
Una trasmissione Rai, pescando tra battutacce contro gli omosessuali e voci di seconda mano, è riuscita, con le sole anticipazioni, a causare le dimissioni di un capo di gabinetto. E poco vale ricordare che il Tg1 si era invece distinto nel ruolo di pubblico confessionale per il precedente ministro, anzi, quella intervista non fu altro che l’epilogo di una vicenda finita con le dimissioni del ministro in questione, dimessosi anche a causa della performance disastrosa offerta in quell’intervista. E ancora, verso la fine dell’estate, quando ancora era calda la protesta contro TeleMeloni, cominciava la messa in onda del nuovo format di Roberto Saviano, protestatario, oppositore della censura, ma, di suo, giammai censurato e anzi trasmesso anche contro la logica degli ascolti. E il re dei censurati ma diffusi a reti unificate, Antonio Scurati, sta in cattedra o pensosamente è intervistato, o rispettosamente citato, mentre promuove i suoi lavori mediocri, non da storico né da giornalista, su un tema non censurabile, figuriamoci, ma neppure così da promuovere, come la vita e le opere di Benito Mussolini.