legge di bilancio
Manovra in stand-by: tensioni in maggioranza su Irpef, pensioni e canone Rai
Lo scioglimento dei nodi su cui i partiti sono ancora in disaccordo è legato a un incontro tra Meloni, Tajani e Salvini che si terrà nei prossimi giorni. La Lega chiede più fondi per il Ponte sullo Stretto
Non bastassero le tensioni per le sconfitte alle regionali in Emilia-Romagna e Umbria. O la diversità di vedute sul mandato d'arresto per Netanyahu e Gallant. I partiti di maggioranza, in realtà, devono fronteggiare un rallentamento dell'esame sulla Manovra. Questo perché i nodi politici da sciogliere sono ancora molti. Per questo ieri il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che si vedrà "presto" con la premier Giorgia Meloni e con il suo omologo Matteo Salvini. Proprio per cercare di trovare una quadra definitiva che accontenti tutti. E soprattutto non scontenti nessuno.
Uno dei punti su cui la maggioranza non ha ancora trovato un punto di caduta è il decreto fiscale, che viaggia in parallelo alla Manovra ma che è ancora in discussione al Senato. Questo perché proprio nelle pieghe del decreto fiscale si sta consumando un'altra lotta tra Lega e Forza Italia sull'abbassamento del canone Rai. propugnato dai leghisti e contrastato dai forzisti. Eppure il finanziamento alla tv di stato non è l'unico argomento di contesa: anche sull'aliquota Irpef Forza Italia vorrebbe spuntare un abbassamento al 33 per cento (ora è al 35 per cento). E la richiesta del partito di Tajani deve contemperarsi alle mire opposte del Carroccio, che invece vorrebbe un innalzamento della flat tax per con una soglia di reddito che passi da 30 mila a 50 mila euro di reddito da lavoro dipendente o da pensione.
Un altro fronte di discussione, poi, sono le pensioni. Forza Italia e Lega, in questo caso, si trovano dalla stessa parte. Premono per un rialzo delle pensioni minime, che potrebbe avere un effetto su decine di migliaia di famiglie. Su questo, però, l'atteggiamento di Fratelli d'Italia è ben più cauto, con un occhio ai conti pubblici. E' la ragione per cui i meloniani hanno evitato di presentare loro emendamenti su questa materia. Questo sempre tenendo a mente lo "scontro" che s'è registrato dopo la presentazione di un emendamento leghista al "ddl Concorrenza", che prevede il passaggio dei "clienti vulnerabili" (quindi over 75 che usufruiscono del bonus elettrico) al servizio a tutele graduali, fino al 30 giugno. Una misura che è stata approvata, ma che viene considerata potenzialmente molto onerosa per alcune utility dell'energia. Insomma: non tutti all'interno della maggioranza hanno gradito. Così come non tutti, a eccezione della Lega, vorrebbero aprire il bilancio per trovare nuovi finanziamenti per il Ponte sullo Stretto. Per il Carroccio è una priorità e vorrebbe almeno altri 3 miliarsi.