Foto LaPresse

Legge di bilancio

La manovra arriva alla Camera: oggi la fiducia, domani il voto finale

Redazione

Inizia la discussione generale sulla Legge di Bilancio. Le opposizioni protestano per l'assenza del governo in Aula. Poi arriva Giorgetti. Esclusa l'ipotesi di ritorno del ddl in commissione Bilancio per le correzioni tecniche

Alla fine arriva il ministro Giancarlo Giorgetti e placa le polemiche: "È legittimo, l'opposizione è nata per protestare. Anch'io quando ero all'opposizione protestavo". Il ministro dell'Economia commenta così la reazione delle opposizioni alla Camera sul ritardo dei rappresentanti del governo, assenti in Aula quando questa mattina è iniziata la discussione generale sul ddl Bilancio. Il leader di +Europa Benedetto della Vedova ha parlato di assenza "inqualificabile e gravissima". "Presidente, ma lei si rende conto della gravità istituzionale dell'assenza in quei banchi vuoti?", ha attaccato Marco Grimaldi di Alleanza Verdi e Sinistra. Duro anche l'intervento del deputato del Movimento 5 stelle Leonardo Donno: "Nella vita reale, se un operaio arriva in ritardo rischia il licenziamento, mentre voi vi permettete il lusso di non presentarvi neanche". I lavori sono poi iniziati quando è arrivata la sottosegretaria all'Economia Lucia Albano.

 

C'è fretta di concludere: le tempistiche per l’approvazione della manovra si sono allungate rispetto a quanto previsto in origine. L'esame del testo ha infatti subìto dei rallentamenti in commissione Bilancio alla Camera, facendo slittare di tre giorni l'approdo in Aula fissato in prima battuta per lunedì 16 dicembre. Oggi sarà posta la fiducia, mentre domani ci saranno la discussione, le dichiarazioni di voto e il voto finale, che arriverà probabilmente in tarda serata. Fino a ieri era ancora diffusa l'ipotesi che il ddl potesse tornare in commissione Bilancio per correzioni di carattere tecnico, ma l'ipotesi è stata scongiurata perché, secondo fonti parlamentari, ci sarebbe una sovracopertura di 100 milioni di euro nel 2025 e altrettanti nel 2026. Governo e Parlamento sono comunque costretti ad accelerare i tempi per evitare il rischio di non concludere l’iter entro la scadenza del 31 dicembre. In quel caso scatterebbe l’esercizio provvisorio, un regime eccezionale con limitazioni di spesa.

Di più su questi argomenti: