migranti
Meloni stoppa Salvini e rilancia il protocollo Albania: "Avanti su soluzioni innovative a livello europeo"
La premier ha riunito i ministri competenti in tema d'immigrazione per affrontare le conseguenze della sentenza della Cassazione sui "paesi sicuri" e sulla linea tracciata nell'ultimo Consiglio europeo. Frenata sul leghista che sogna un ritorno a Viminale: "Abbiamo un ottimo ministro degli Interni". Piantedosi: "Resto dove sono, nessuna divisione con Salvini"
"Anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha indicato le competenze relative all'individuazione dei Paesi di origine sicura a livello nazionale, il vertice ha ribadito la ferma intenzione di continuare a lavorare, insieme ai partner Ue e in linea con le Conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso 19 dicembre, sulle cosiddette 'soluzioni innovative' al fenomeno migratorio". E' questo il comunicato ufficiale che Palazzo Chigi ha emesso al termine dell'incontro tra la premier Giorgia Meloni, il ministro degli esteri Antonio Tajani (in collegamento dal Kosovo), il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti e il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Un vertice convocato per fare il punto in matera d'immigrazione, dopo settimane di scontri, speculazioni e tensioni anche all'interno della maggioranza.
L'intento della premier è chiaro: sul tema migrazioni, bisogna rilanciare quel protocollo albanese che finora non ha portato i risultati annunciati. Meloni ha affrontato il tema migranti anche nel summit a quattro di questo fine settimana in Finlandia, che ha coinvolto anche Svezia e Grecia. A Palazzo Chigi sono convinti che l'esternalizzazione dei centri sia la strada giusta. È in quella direzione - hanno spiegato più volte - che va il nuovo patto europeo sui migranti (in vigore dal 2026). Mentre molti paesi europei hanno mostrato interesse per il modello Albania.
In questo quadro è arrivata anche l'assoluzione di Salvini per il caso Open arms, una sentenza che ha ulteriormente rafforzato le convinzioni di governo e maggioranza. E anche quelle di Matteo Salvini che una volta liberato dall'ingombro di una condanna fino a 6 anni di prigione, più un risarcimento milionario a quasi trenta parti civili, ha subito rispolverato una delle sue principali ambizioni: tornare al Viminale.
Ed è per questo che ieri, dalla Lapponia, è stata la stessa Meloni a mettere in chiaro che al momento quella di un ritorno del leader leghista agli interni non è un'ipotesi sul tavolo: "Abbiamo un ottimo ministro dell'Interno", ha detto la premier disinnescando sul nascere la discussione.
Ancora ieri era stato lo stesso leader leghista a chiarire il suo ragionamento, le sue ambizioni: “Se qualcuno in passato poteva dire 'Salvini non può andare agli Interni perché c'è un processo in corso sulla sua condotta da ministro', adesso questo alibi non c'è più", ha dichiarato in un incontro pubblico a Milano domenica 22. “Sicuramente occuparsi della sicurezza, del futuro, della tranquillità e della serenità di milioni di italiani è qualcosa di bello a cui tutti non potrebbero che ambire”, ha continuato Salvini, ricordando tuttavia che “agli Interni c’è una persona che ha la mia amicizia e la mia fiducia come Matteo Piantedosi”. Motivo per cui, “in questo momento sto bene dove sto”, ma nessuna porta chiusa: “Parlerò con Giorgia e con Matteo, questo governo è una squadra di amici e quindi vedremo”.
Dal canto suo, l'attuale titolare del Viminale Piantedosi si dice sicuro sul suo proseguimento agli Interni. L'assoluzione del leader leghista “non avrà nessuna influenza” sulla linea del governo in tema di immigrazione, ha assicurato sulle pagine del Corriere della sera, ricordando come la sentenza rappresenti unicamente “la fine di una vicenda paradossale di cui è stato vittima il mio amico Matteo Salvini”. All'epoca del primo governo Conte, Piantedosi è stato chiamato dal leader della Lega come di capo di gabinetto al ministero dell’Interno, ruolo che ha mantenuto anche dopo l’arrivo al Viminale di Luciana Lamorgese. “Salvini, in poco più di un anno fece un ottimo lavoro al Viminale” ha ricordato, scagliandosi contro chi adesso “in modo malevolo” insiste a notare fratture nel governo a seguito dell'assoluzione di venerdì. Che, al contrario, ha prodotto unicamente “espressioni di apprezzamento del mio lavoro da parte del presidente Meloni e dello stesso Salvini”.
Tanta stima reciproca, dunque, e nessun altro approdo all'orizzonte. Nemmeno in Campania, dove più volte è saltato il nome di Piantedosi fra i papabili candidati (in quota centrodestra) alla presidenza della regione. “Assolutamente no e l'ho già detto più volte. Sono totalmente concentrato nello svolgimento dell'incarico che mi è stato affidato”, e i risultati ottenuti finora “rappresentano uno stimolo a pensare esclusivamente ad andare avanti”. Tradotto: io resto dove sono.