Editoriali
Anticipare il trattato europeo sull'asilo per disinnescare i conflitti con i giudici
Il governo passerebbe dalla protesta contro le aperture considerate eccessive dell'Ue all’ambizione di anticiparne le scelte: sarebbe un segnale coerente con i passaggi più recenti che hanno permesso all’Italia di ottenere un ruolo di rilievo nella Commissione con Fitto
La sentenza della Cassazione sui respingimenti, che in sostanza considera prevalente il diritto del potere esecutivo a stabilire i porti sicuri rispetto al poter e giudiziario (esclusione fatta di casi individuali), viene considerata dal governo un via libera per la ripresa delle iniziative volte a limitare l’immigrazione clandestina, compresa quella del trasferimento nel centro in Albania. Contemporaneamente nella riunione di Saariselka, Italia, Grecia, Svezia e Finlandia hanno concordato su una linea di difesa dei confini da immigrazioni illegali che potrebbero anche agevolare infiltrazioni terroristiche, il che rappresenta un punto di partenza per la nuova politica migratoria che l’Unione europea si è impegnata a emanare entro marzo. Tutto ciò incoraggia una azione del governo, che però sembra muoversi su due piani paralleli ma diversi, quello nazionale e quello europeo.
Sarebbe più efficace e produttiva un’azione che riunifichi i due piani, una misura che abbia l’ambizione di anticipare la direttiva europea, anche allo scopo di favorirla. Passare dalla protesta contro le aperture considerate eccessive dell’Unione all’ambizione di anticiparne e indicarne le scelte sarebbe un segnale interessante, coerente con i passaggi più recenti che hanno permesso all’Italia di superare l’emarginazione e a ottenere un ruolo di rilievo nella Commissione, con la vicepresidenza operativa di Raffaele Fitto. Forse questo costerà la rinuncia a qualche tono propagandistico o rivendicativo, toni che piacciono tanto a Matteo Salvini ma che alla fine risultano inutili se non controproducenti, ma in compenso darebbe un ancoraggio internazionale più solido alla politica nazionale, superando quella distinzione e talora contrapposizione di piani che oramai non ha più ragion d’essere. La felice incoerenza è stato il segno, positivo, dell’azione di governo di Giorgia Meloni e sarebbe bene che questo atteggiamento pragmatico prevalesse anche sulle tematiche che in passato sono state più divisive, come appunto la politica migratoria.