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L'editoriale del direttore

La guerra mondiale non è “a pezzi”. Essere uniti contro chi minaccia con la forza le democrazie 

Claudio Cerasa

L’espressione di Papa Francesco è stata usata per accusare un generico “disordine mondiale”. Invece per i nemici dell’occidente il conflitto è uno solo e la loro alleanza è la vera minaccia

Non è disordine, non è confusione, non sono guerre regionali, è semplicemente il riflesso di un nuovo ordine, di un nuovo mosaico, che i nemici dell’occidente vedono e che i sostenitori dell’occidente invece si rifiutano di riconoscere, di capire, per non fare i conti con uno specchio pericoloso che è quello della realtà. Papa Francesco lo ha ribadito anche in questi giorni e ha offerto ai fedeli e non solo un’immagine ormai codificata con cui provare a inquadrare la fase storica all’interno della quale ci troviamo. Viviamo, ha detto Francesco, in un mondo attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella più volte definita come terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale.

L’immagine della guerra mondiale a pezzi è stata utilizzata spesso in questi anni, non solo dal Santo Padre, per dare un senso alla fase di grande instabilità globale che attraversa il mondo; ma se ci si riflette un istante si capirà facilmente perché l’immagine più volte evocata dal Papa non è quella giusta per fotografare la fase storica in cui viviamo. La guerra mondiale a pezzi suggerisce la presenza di una serie di conflitti globali distaccati e non sovrapponibili, differenti l’uno dall’altro, e in questo scenario è impossibile dare un ordine alle guerre a cui abbiamo assistito in questi mesi perché l’unico vero comun denominatore di quelle guerre è il fatto che siano violente, inutili, inspiegabili. Non c’è una guerra mondiale a pezzi, c’è una guerra mondiale che cerca di utilizzare le divisioni del mondo libero, e la sua incapacità a guardare in faccia la realtà, per poter far prevalere la forza sulla democrazia. E per osservare il grande mosaico della guerra non a pezzi basta unire alcuni puntini avvicinando i quali risulterà chiaro come nell’anno appena trascorso l’asse tra paesi antioccidentali ha creato una minaccia globale alla sicurezza dei paesi democratici nel mondo. Da mesi vi sono droni iraniani usati dalla Russia per attaccare l’Ucraina. Da mesi Teheran invia alla Russia missili balistici a corto raggio per colpire in Ucraina

 

           

 

Da mesi la Corea del Nord invia milioni di colpi di artiglieria, missili balistici a corto raggio e truppe alla Russia per provare a vincere la sua guerra in Ucraina, e in totale al momento ci sono circa 12 mila soldati inviati dalla Corea del Nord in Russia, circa 20 mila container di munizioni inviati in Russia, circa cinque milioni di proiettili di artiglieria e decine di razzi, inclusi oltre 100 missili della classe Hwasong-11, inviati al regime putiniano. Da mesi, gli Stati Uniti sostengono che la Cina alimenti la macchina da guerra russa con notevoli quantità di beni “a duplice uso” come microelettronica e macchine utensili, che possono essere utilizzate per fabbricare armi, e a ottobre l’Amministrazione americana ha penalizzato per la prima volta due aziende cinesi per aver fornito sistemi di armi completi.

Da mesi Iran, Russia e Cina non hanno paura a mostrarsi compatti in alcune occasioni per così dire pubbliche come quando a maggio è successo che una nave militare iraniana abbia portato avanti operazioni di pattugliamento difensivo prima dell’inizio di un’esercitazione navale congiunta tra Iran, Russia e Cina nell’Oceano Indiano. La guerra mondiale che l’occidente vede combattere a pezzi, i nemici dell’occidente in questi anni l’hanno combattuta in modo compatto, unito: la Siria, alleata dell’Iran, era difesa dai terroristi libanesi di Hezbollah finanziati dall’Iran, protetta dalla Russia che aveva piazzato in un porto siriano i sottomarini che ora è stata costretta a spostare. La Russia ha utilizzato a lungo le sue basi militari strategiche di Tartus e Khmeimim, per proiettare la sua influenza ben oltre i suoi confini e controbilanciare gli Stati Uniti e la Nato in tutta la regione. E  la Siria è stata usata dalla Russia come base di partenza per indebolire gli alleati degli Stati Uniti in Africa, e in questo senso è stata un epicentro di questi intrecci, nel bene e nel male.

Nel male, per esempio, quando nel 2022 la Siria, ancora sotto il protettorato iraniano e russo, ha inviato i suoi primi 400 mercenari per combattere ai confini dell’Ucraina. Nel bene, per così dire, quando a metà dicembre è emerso che l’Ucraina, nonostante la guerra combattuta per la sua stessa esistenza, ha trovato la forza di inviare droni e operatori esperti al gruppo Hayat Tahrir al-Sham per colpire il regime di Assad, alleato di Mosca. Gli ucraini, per cacciare Assad, ci hanno messo del loro, anche impegnando la Russia più del previsto nella loro guerra difensiva (lo Stato maggiore delle Forze armate dell’Ucraina stima che al 1° novembre circa 700 mila soldati russi siano stati uccisi o feriti, che la Russia abbia perso 9.162 carri armati, 18.470 veicoli blindati, 28 navi da guerra e un sottomarino, che le sanzioni imposte alla Russia abbiano contribuito a spingere l’inflazione oltre il 9 per cento, aumentando il rischio di fallimenti di massa in tutta l’economia russa). E lo stesso ha fatto Israele che indebolendo l’Iran, decimando Hezbollah e indebolendo l’asse del terrore degli ayatollah ha contribuito a togliere di mezzo dalla Siria gli scudi difensivi del regime di Assad.

 

                   

 

La guerra mondiale a pezzi esiste solo nella mente di chi sceglie di non dare ordine al disordine e di chi sceglie di non vedere quello che ci ha consegnato il mondo in guerra nel 2024. I nemici dell’occidente triangolano tra di loro senza imbarazzi, senza ipocrisie, colpendo in modo unito quando possono, collaborando l’uno con l’altro quando credono: la forza degli uni è anche la forza degli altri. Gli alfieri dell’occidente, invece, non sempre riescono a capire qual è, di fronte a loro, la posta in palio e per questo, come direbbe Fantozzi, si intrecciano “i diti”. C’è chi difende Israele, contro la minaccia iraniana, ma poi si rifiuta di difendere l’Ucraina, che combatte contro gli alleati iraniani. C’è chi difende l’Ucraina, contro la minaccia russa, ma poi si rifiuta di difendere Israele, che combatte contro gli alleati russi. La guerra mondiale esiste, ma non è una sommatoria tra guerre regionali, non sono film diversi, è tutto parte della stessa pellicola all’interno della quale i nemici dell’occidente giocano di squadra e all’interno della quale l’occidente non sempre nell’anno che volge al termine è stato in grado di guardare in faccia la realtà e sostenere con coerenza chi combattendo per la propria libertà combatte anche per la nostra pace. 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.