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Il cortocircuito

Le accise sul gasolio hanno reso il centrodestra più green di Avs

Riccardo Carlino

Un paradosso climatico. La maggioranza critica le politiche ambientaliste, ma si scaglia contro i motori diesel più inquinanti, sul solco di quanto chiesto dall'Ue. Al contrario delle forze di opposizione, che promuovono la transizione ma oggi parlano di “una nuova tassa per gli italiani”

Quel “tendenziale riavvicinamento, in un congruo arco di tempo” delle accise su benzina e gasolio a cui ieri le commissioni Finanza di Camera e Senato hanno dato l'ok, è riuscito a invertire in modo singolare le casacche di sinistra e destra sul clima. La misura prevede un aumento dell’accisa sul gasolio da uno a due centesimi al litro, tenendo conto – si legge nel parere della commissione – “dell’impatto ambientale ed economico di ciascun prodotto”.

                            

                 

A pagare i prezzi più alti (circa 30 euro l'anno in più) saranno quindi i possessori di auto con motore diesel, di cui “studi recenti hanno dimostrato l'elevata tossicità”, in quanto “responsabile di numerose e gravi patologie come l'aterosclerosi e le malattie ischemiche delle coronarie" ha spiegato il senatore di Forza Italia Antonio Trevisi, relatore dello schema di decreto legislativo sulla revisione delle disposizioni in materia di accise. Il riallineamento, dunque, avviene “sulla base del principio che chi meno inquina, meno paga”. Sarebbe tutto nell'ordinario, se non fosse che la voce che vuole scoraggiare certi motori inquinanti appartiene a una maggioranza di governo che da anni ormai si scaglia contro le politiche green, specialmente di ispirazione europea. Non a caso, l'aumento delle accise sul gasolio colpisce “un sussidio ambientalmente dannoso per la salute, come chiesto dall'Unione europea e da tutti i movimenti ambientalisti italiani". 

Da sinistra, invece, parte l'attacco contro la maggioranza. “Beccati con le mani nella marmellata. Dopo aver negato l'aumento delle accise sul gasolio, con la scusa del riallineamento tra benzina e diesel aumentano le accise sul diesel”, ha affermato il senatore di Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, bollando la misura come “una vera e propria stangata per i possessori di automobili a gasolio e una nuova tassa per gli italiani già alle prese con l'aumento delle bollette energetiche, l'inflazione e i bassi salari”. Eppure, proprio sul programma di Avs presentato alle scorse elezioni europee si trova scritto chiaro e tondo che “l’incremento del trasporto pubblico (possibilmente elettrico) porterebbe a un grande miglioramento della qualità dell’aria, nonché a grandi risparmi nel consumo di combustibili fossili (benzina, diesel)”. Peccato che sia la stessa identica visione che muove l'aumento delle accise sul gasolio, le cui risorse andranno al “trasporto pubblico locale, che è il meno inquinante in assoluto”, ha concluso Trevisi.

Scontento della misura è anche il Partito democratico, che se la prendeva con la destra per aver bloccato vari provvedimenti a favore di economia circolare e decarbonizzazione, chiedendo “più tempo per terminare la produzione dei motori a benzina e diesel”. Oggi, invece, secondo la senatrice dem Cristina Tajani, “con la scusa del riallineamento raschiano il barile caricando sugli utenti, sugli automobilisti, sulle imprese e sugli agricoltori proprio quelle tasse che avevano promesso di tagliare in campagna elettorale”.