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l'intervento

Fini: "Senza la svolta di Fiuggi Meloni non sarebbe a Palazzo Chigi"

Redazione

"Far nascere An era essenziale per avere anni dopo una destra con il 30 per cento dei voti e architrave dell'attuale governo", dice l'ex presidente della Camera

"Ci sono dei momenti in cui la storia accelera. Valeva allora, con buona pace di chi diceva, dopo l'89, che la storia era finita. Vale oggi. Fiuggi è semplicemente un'altra epoca". Lo dice Gianfranco Fini in un'intervista alla Stampa. Rilasciata proprio nel trentesimo anniversario del congresso che archiviò definitivamente il fascismo nella storia della destra sociale. "La convinzione - ricorda l'ex presidente della Camera - maturò in ragione degli eventi, che aprivano scenari imprevedibili: il crollo del Muro metteva fine a un ordine mondiale bipolare Usa-Urss, in Italia il riflesso fu l'accelerazione della crisi della Prima Repubblica, che poi esplode su Tangentopoli. Andava colta l'occasione". "Non c'è dubbio che decisiva fu l'elezione diretta dei sindaci alle amministrative del '93. Era evidente che il voto a destra non era più in frigorifero, ma nessuno doveva pensare di vedersi quei voti restituiti", aggiunge Fini nel corso del colloquio. "Fiuggi è questo: la necessità di fare i conti con la storia, da parte di chi non aveva fatto parte dell'Assemblea costituente ed era stato escluso dal famoso arco costituzionale. Riconciliare la destra con i valori e i principi della prima parte della Costituzione". Poi l'ex presidente della destra sociale aggiunge: "La necessità culturale invece era proprio allargare agli altri, non come figurine da annettere nell'album di famiglia, ma per costruire assieme una alleanza repubblicana, una alleanza nazionale. Pinuccio Tatarella e Domenico Fisichella furono impareggiabili in tal senso". "Un conto è la grande differenza tra il mondo e la destra di allora e il mondo e la destra di oggi. Altro è negare l'attualità di quei valori costituzionali che fanno di una destra che vince le elezioni una destra con cultura di governo. Di Giorgia Meloni si può dire quel che si vuole, ma non che l'azione di FdI sia lesiva di quei valori. Far nascere An era essenziale per avere anni dopo una destra con il 30 per cento dei voti e architrave dell'attuale governo". 

Sempre su Giorgia Meloni, Fini ha aggiunto delle valutazioni in materia di politica estera, nel corso di un'intervista radiofonica. "Se è un errore che il governo italiano cerchi un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti rompendo un fronte europeo? No, credo sia un processo alle intenzioni più che altro. Non si può addebitare a Giorgia Meloni il fatto di essere stata l'unico governante europeo invitato all'Inauguration Day. Semmai le si potrebbe addebitare, ma al momento non ne vedo le ragioni, se nel rapporto diretto con la nuova amministrazione USA non tenesse nel dovuto conto la necessità di salvaguardare l'europeismo e l'UE", ha detto Fini. "Meloni si è caratterizzata in senso positivo anche per il rapporto che ha creato con Ursula von der Leyen. Oggi in Europa nessuno dice che è inaffidabile". 

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