Il buon politico non è quello dei titoli di Rep.

Redazione

Saggia analisi di Diamanti, anche perché dice il contrario di com’è presentata

Repubblica ha presentato con grande rilievo i risultati di un’inchiesta condotta da Leopolis-Università di Urbino e da altri centri di ricerca demoscopica sul profilo del buon politico. Interpreta questi risultati con un titolo secondo cui “la figura del capo è tramontata gli elettori reclamano un’altra politica”. In realtà, a esaminare le tabelle che illustrano i risultati della ricerca, risulta solo che al politico si chiede di essere onesto, competente e capace. Sarebbe strano che preferissero disonesti, incompetenti e incapaci. Forse perché posti davanti a domande ovvie, gli intervistati hanno dato risposte altrettanto ovvie. Dedurre che il ruolo della leadership sia “tramontato” solo perché pochissimi intervistati ammettono di subire il “fascino” della personalità dei candidati è un’esagerazione, anche perché è ovvio che nessuno ammette di essere soggetto a una fascinazione, vale per i rapporti personali, figurarsi per la politica. Può fare impressione che la caratteristica di “avere un progetto politico” venga considerata del tutto secondaria, anche se in questo si riflette una tendenza antipolitica assai diffusa e l’aspirazione alla “pacificazione” in cui la competizione tra progetti alternativi venga  largamente edulcorata da convergenze basate sulle competenze, in ultima analisi tecnocratiche.

      
Ilvo Diamanti, che firma l’articolo, ne trae conclusioni non molto diverse da queste, rimprovera il centrosinistra di non saper comunicare al di fuori dei grandi centri urbani, con le periferie e con i borghi, mentre Giorgia Meloni sarebbe in grado di farsi sentire vicina alla gente comune. Osservazioni condivisibili e coerenti con gli andamenti elettorali, ma che in realtà non hanno molto a che fare con il sondaggio urbinate, e ancora meno col titolo enfatico che è stato sovrapposto al suo articolo, invece riflessivo e ricco di osservazioni acute. Peccato che molti sfoglino i giornali facendosi impressionare solo dai titoli e meno spesso durino la fatica di leggere il testo. 

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