le dichiarazioni
L'avvocato Li Gotti sul caso Almastri e l'esposto a Meloni: "Scelta giudiziaria, non politica"
L'avvocato, ex sottosegretario alla Giustizia con il governo Prodi, ha denunciato la premier, Nordio e Piantedosi per favoreggiamento e peculato. "Come cittadino mi sono sentito ingannato. Sono state dette innumerevoli bugie, l'Italia ha liberato un boia", ha spiegato in alcune interviste
"Liberare il generale Almasri è una scelta peggiore di quella di Trump. Il presidente americano ha incatenato i migranti, noi abbiamo scarcerato un boia". Lo ha dichiarato l’avvocato Luigi Li Gotti, che questa mattina ha rilasciato diverse interviste ai principali quotidiani italiani, Repubblica, La Stampa e il Corriere della Sera. Li Gotti ha presentato l’esposto per favoreggiamento e peculato in concorso che ha fatto scattare l’avviso di garanzia contro Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e Alfredo Mantovano per la liberazione e il rimpatrio (su un aereo di stato italiano) del generale libico Almasri, accusato di crimini di guerra, episodi di tortura e maltrattamenti nei centri di detenzione in Libia.
“Come cittadino mi sono sentito ingannato”, ha dichiarato l'avvocato, che nella sua carriera ha difeso alcuni esponenti di Cosa nostra, tra cui pentiti come Tommaso Buscetta, Giovanni Brusca e Francesco Marino Mannoia. “L'Italia ha liberato un boia. E sono state dette innumerevoli bugie", ha proseguito, facendo riferimento alla mancata condivisione di informazioni sul caso da parte del governo. Intervenendo a Radio 24, questa mattina ha poi spiegato di aver fatto una “scelta giudiziaria” e ha aggiunto: “Da comune cittadino non posso chiedere dimissioni, ma ho visto aspetti di possibile reità e ho fatto una denuncia, doverosa".
L'avvocato ha ribadito che “la politica in questa storia non c'entra nulla", e ha affermato di essere “sdegnato da quanto accaduto”. Li Gotti è stato sottosegretario alla Giustizia nel secondo governo Prodi, tra il 2006 e il 2008. A Radio 24 stamattina ha sottolineato: “Non ci ho mai parlato in vita mia con Prodi". Quanto all'accusa di aver difeso mafiosi, mossa anche dalla stessa premier Meloni, Ligotti ha replicato: "Ho fatto diverse cose tra cui anche la difesa di collaboratori di giustizia. Fu Falcone a chiedermi se ero disposto ad assumere la difesa di Francesco Marino Mannoia perché era rimasto senza difesa e io per dovere deontologico, ho accettato", ricordando tra le sue difese quella dei familiari dei carabinieri uccisi in via Fani, e delle vittime di Piazza Fontana e della famiglia Calabresi.
L'avvocato 77enne ha anche avuto un passato da militante di destra nel Movimento Sociale italiano. Chiusa la sua esperienza con Alleanza nazionale, Li Gotti ha assunto il ruolo di responsabile del dipartimento Giustizia dell'Italia dei Valori di Di Pietro e poi sottosegretario alla Giustizia. Nella legislatura successiva l'avvocato è stato eletto in Senato con l'Italia dei Valori, partito in cui ha militato fino al 2013.
Spiegando i motivi del suo esposto, Li Gotti si è soffermato proprio sul ruolo del ministero della Giustizia: "I giudici della Corte di appello di Roma scrivono chiaramente che hanno dovuto procedere alla scarcerazione di questo presunto assassino e torturatore libico per via del silenzio del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che in ben due occasioni non ha risposto alle sollecitazioni prima della polizia giudiziaria e poi direttamente della Corte. Se ci fosse stata un'interlocuzione, un pericoloso criminale non sarebbe potuto scappare dalle nostre prigioni”.
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