L'informativa

Nordio: "Sul caso Almastri pasticcio frettoloso della Cpi. Certi magistrati non hanno letto le carte"

I ministri dell'Interno e della Giustizia riferiscono sull'arresto e sul successivo rimpatrio del comandante della polizia giudiziaria libica, su cui pende un mandato della Cpi. In aula diversi membri del governo, Meloni assente

Redazione

È il giorno della versione del governo sul caso Almasri, che secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato "un pasticcio frettoloso" della Corte penale internazionale. Il Guardasigilli ha parlato alla Camera tra le critiche rumorose dell'opposizione, ricostruendo la cronologia dell'accaduto e leggendo gli atti ufficiali. Ha attaccato "una certa parte della magistratura, che si è permessa di criticare l'operato del ministro senza aver letto le carte" e ha ringraziato gli stessi magistrati per aver "compattato la maggioranza ancora di più". In seguito è intervenuto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha spiegato i motivi di sicurezza interni che hanno spinto il governo a disporre il rimpatrio. 

Nordio: "Il ministero avvisato ad arresto effettuato". E attacca la magistratura 

"La comunicazione della questura di Torino è pervenuta al ministero ad arresto già effettuato e dunque senza la preventiva trasmissione della richiesta di arresto a fini estradizionali emessa dalla Cpi al ministro". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso dell'informativa urgente del governo, nell'Aula della Camera, in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione del cittadino libico Osama al Najem, conosciuto come Almasri. 

Il ministro Nordio ha ricostruito la vicenda: "Il 18 gennaio la Cpi emetteva mandato arresto nazionale verso Osama al Najem, conosciuto come Almasr, per una serie reati. Il mandato è stato eseguito dalla Digos di Torino il 19 gennaio alle 9.30, e la notizia informale arresto trasmessa via mail da un funzionario dell'Interpol a un dirigente del ministero alle 12:37 del 19 gennaio. Una comunicazione informale, di poche righe, priva di dati identificativi, del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese, a cui non vi era allegata la richiesta estradizione. Il 20 gennaio alle ore 12:40 il procuratore generale di Roma trasmetteva il carteggio a me, e successivamente l'ambasciatore dell'Aia trasmetteva al Servizio affari internazionali del ministero e al dipartimento per Affari della giustizia la richiesta di arresto provvisorio del 18 gennaio". 

All’esito dell’esame del mandato d’arresto della Corte penale internazionale, interamente lingua inglese e con elementi di arabo, spiega  il ministro, si è rilevata una “contraddizione che rende viziato l’atto: le conclusioni del mandato d’arresto differenti rispetto a parte motiva e conclusioni dell’accusa”.

Il perno della contraddizione – ha spiegato il ministro – è la data dei crimini contestati: "Si oscillava dal 2011 al 2015 e non è una cosa di poco conto trattandosi di un reato continuato". Un errore a cui secondo il ministro ha posto rimedio la stessa corte penale internazionale, cinque giorni dopo: "La corte si è nuovamente riunita il 24 gennaio e ha pubblicato un atto ufficiale della corretta versione del mandato d’arresto, che cambia completamente tutti i capi di imputazione: i crimini contestati in 45 paragrafi sono svaniti nel nulla". 

Poi il ministro ha attaccato la magistratura: "Quello che mi ha un po' deluso, anche se non è arrivato inaspettato, è stato l'atteggiamento di una certa parte della magistratura. Una parte della magistratura che si è permessa di sindacare l'operato del ministro senza aver letto le carte. Cosa che può essere perdonata ai politici ma non può essere perdonata a chi per mestiere, per prudenza, le carte le dovrebbe leggere. A questa parte della magistratura mi limito a dire che, tenuto anche conto dei precedenti talvolta un po' troppo polemici, che se questo è il loro modo di intervenire in modo imprudente e per certi aspetti sciatto" o "se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme debbano essere rallentate", questo "rende il dialogo molto difficile". Poi Nordio ha aggiunto: "L'altro giorno un magistrato un po' ironicamente ha ringraziato il ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura perché ha compattato la nostra maggioranza. Se agli inizi vi erano delle esitazioni, oggi non vi sono più: andremo avanti fino in fondo senza esitazione e fino alla riforma finale".

Piantedosi: "Almasri espulso per sicurezza nazionale. Nessuna pressione"

"Il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio. E smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo dopo Nordio nell'Aula della Camera. "Al contrario – ha precisato – ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni, anche in chiave prognostica, nell'esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro paese".

Quanto alle fasi del rilascio del cittadino libico, ha ribadito: "Dopo la mancata convalida dell'arresto, mi è apparso chiaro che si prospettava la possibilità che Almasri permanesse a piede libero sul territorio nazionale per un periodo indeterminato, che ritenevo non compatibile con il suo profilo di pericolosità sociale, come emergeva dal mandato di arresto e dalle risultanze di intelligence e forze di polizia. Per tali motivi, il 21 gennaio ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello stato. E la scelta delle modalità di rimpatrio, in linea con quanto avvenuto in numerosi casi analoghi, anche in anni precedenti e con governi diversi dall'attuale, è andata di pari passo con la valutazione effettuata con l'espulsione di Almasri. In buona sostanza, si è reso necessario agire rapidamente, proprio per i profili di pericolosità riconducibili al soggetto, e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato, soprattutto con riguardo a valutazioni concernenti la sicurezza dei cittadini italiani e degli interessi del nostro Paese all'estero, in scenari di rilevante valore strategico ma, al contempo, di enormi complessità e delicatezza".

 

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