editoriali

L'errore toscano del suicidio assistito

Redazione

Perché è pericoloso uscire fuori dalla zona grigia del rapporto tra paziente e medico

L’assemblea regionale toscana ha approvato una legge sulla calendarizzazione del suicidio medicalmente assistito, che in pratica determina un percorso che in poco più di un mese dalla richiesta, sempre che il parere di una commissione sia stato favorevole, permette l’esercizio dell’eutanasia. Sul piano istituzionale è lecito nutrire dubbi sulla legittimità istituzionale della decisione, ma sul problema della potestà delle regioni a legiferare in merito probabilmente, se il governo impugnerà la delibera, deciderà la Corte costituzionale. Nel merito la scelta della Toscana rappresenta un passo nella direzione di far uscire la questione dell’eutanasia dalla cosiddetta “area grigia”, cioè dalla situazione in cui di fatto sono i medici e i familiari di un paziente sottoposto a forme di sostegno senza le quali non sopravviverebbe, a decidere se e quando “staccare la spina”.

 

Si tratta di una situazione che non è “normata” dall’alto e dall’esterno, che non richiede procedure, commissioni o pareri giuridici, ma che è quella prevalente nella maggior parte dei casi. E’ utile uscire da questa situazione per avventurarsi in forme sempre discutibili e strumentalizzabili di regolamentazione dei tempi, dei modi e delle procedure? E’ davvero lecito dubitarne.

 

La decisione di interrompere le terapie per un paziente senza speranze è delicata e ovviamente tragica, è una estrema necessità, non è un diritto, come invece sostengono i radicali, alla cui campagna si deve l’emanazione di norme, per ora regionali, che vanno, più o meno esplicitamente nella direzione da essi rivendicata. Naturalmente non si può trascurare la sentenza della Corte costituzionale che chiede al Parlamento che venga stabilita una legge sull’eutanasia, ma le difficoltà che si sono incontrate per definire un testo condiviso su questa materia forse nascono proprio dal fatto che non si tratta di una materia “normale”, senza che questo finisca col determinare dall’alto scelte e comportamenti che sarebbe meglio lasciare alla sensibilità e alla professionalità di medici e parenti.

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