le dichiarazioni
Meloni: "Riarmo non è la parola adatta. Truppe europee in Ucraina? Soluzione meno efficace"
La premier da Bruxelles a margine del Consiglio europeo sulla Difesa: "No all'uso dei fondi di coesione per l'acquisto di armi. Lavoriamo a un vertice Ue-Usa. Le uniche garanzie per una pace certa sono quelle della Nato"
Dice no all'uso dei fondi di coesione per l'acquisto di armi. E rifiuta in toto la parola "riarmo", non adatta all'Europa. E' quel che è emerso dalle dichiarazioni alla stampa di Giorgia Meloni a margine del Consiglio europeo sulla Difesa convocato a Bruxelles proprio per parlare del piano sul riarmo europeo presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. "Credo che la parola riarmo non sia adatta per parlare di quello che stiamo facendo", ha detto Meloni dalla capitale belga, "Oggi riguarda moltissimi domini della vita quotidiana dei cittadini: non semplicemente essere dotati di adeguate armi, che pure sicuramente è un tema, ma riguarda anche il tema delle materie prime, il tema della cybersicurezza, il tema delle infrastrutture critiche. Tantissimi domini di cui noi ci dobbiamo occupare quotidianamente. E quindi forse stiamo dando dei messaggi che per i cittadini non sono chiarissimi".
La premier è poi entrata nel merito della discussione sul piano europeo. "Abbiamo condotto una battaglia per escludere che venissero forzatamente dirottate delle risorse dai fondi di coesione alle spese sulla difesa. È rimasta una clausola per cui volontariamente le nazioni possono fare questa scelta: chiaramente non possiamo impedire che decidano di farla, soprattutto per quelle che sono più esposte. Per quanto mi riguarda proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l'Italia non intende dirottare fondi di coesione, fondi importantissimi per noi, sull'acquisto di armi", ha spiegato, chiarendo la posizione del governo italiano.
Ma la presidente del Consiglio ha anche aggiunto una valutazione sulla proposta di inviare soldati europei in Ucraina. "Sono molto, molto perplessa su questa proposta, 'ho detto dall'inizio: non la considero particolarmente efficace, la considero anche molto complessa". Per Meloni, "una pace giusta ha bisogno di garanzie di sicurezza certe. Le garanzie di sicurezza certe, secondo me, stanno sempre nell'alveo dell'Alleanza atlantica. L'unico modo serio per garantirle è quello. Poi, ci sono diversi modi per farlo e qui stiamo portando avanti le nostre proposte, ma secondo me quella di inviare truppe non meglio identificate, truppe europee francesi, britanniche" o di altri Paesi "è la soluzione più complessa e forse la meno efficace". "Ho anche escluso la possibilità - ha aggiunto la premier - che in questo quadro possano essere inviati soldati italiani. Penso che dobbiamo ragionare anche su soluzioni più durature" di un invio di truppe. "Altro tema è le questione delle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite: ma è tutt'altra materia, perché sono missioni che intervengono quando c'è un processo di pace iniziato. Non è la proposta di cui si sta parlando in queste ore e, ripeto, su questa proposta qui io continuo a essere molto molto perplessa".
Sempre sull'Ucraina, Meloni ha aggiunto: "In questi tre anni gli sforzi fatti erano per arrivare a una pace giusta e oggi, grazie a quel lavoro ci sono le condizioni perché se non avessimo supportato l'Ucraina non staremmo parlando di pace, lo ricordo a tutti coloro che dicono che siamo noi, che sono io che ho scatenato la guerra in Ucraina. Abbiamo lavorato perché non ci fosse un'invasione, perchè l'Ucraina rimanesse in piedi e avesse le condizioni adeguate per sedersi al tavolo. Siamo arrivati a quel momento e bisogna raccogliere i frutti dei sacrifici".
Sull'ipotesi che ci sia un vertice Ue-Stati Uniti, come proposto dal governo italiano, Meloni si è mostrata possibilista. "Se ne sta parlando, è da costruire. E' un impegno sul quale l'Italia sta lavorando, intende lavorare, è una proposta che abbiamo lanciato noi, non per questo, ma pensiamo che sia utile vedersi, parlarsi e quindi continuiamo a lavorarci. Non ci sono ancora elementi concreti su questo, date, però è sicuramente una cosa sulla quale ho trovato molto interesse dagli interlocutori", ha concluso la premier.
A Meloni è poi stato chiesto della posizione contraria dell'Ungheria. "Orbán è stato coerente con la posizione che ha sempre avuto, mi pare che le cose si riescano a portare avanti lo stesso. E' una posizione diversa e l'ha sempre avuta con molto rispetto e ci ha sempre consentito di fare il nostro lavoro", ha risposto la premier.
