Foto ANSA

Editoriali

Tomaso Montanari, l'Elon Musk di Ginori

Redazione

Il ministro della Cultura ha scelto Corsini alla presidenza della Fondazione: atto legittimo e politicamente corretto. Per nulla un violento squadrismo

Un puro atto squadrista di esercizio del potere per il potere. Non per fare, ma per togliere. Non per costruire, ma per distruggere. Una violenza assurda, insensata, in cui tutti hanno da perdere. Violenza e vigliaccheria insieme: si chiama fascismo”. Lette così, si poteva immaginare fossero uno sbotto ketaminico di Elon Musk appena appresa la notizia che i Fratoianni venderanno la Tesla perché lui è diventato nazista. Poco ci manca, l’eruttazione atrabiliare è invece di un personaggio mediaticamente consimile: Tomaso Montanari. L’“atto squadrista” che lo ha innervosito è la decisione del ministro della Cultura Alessandro Giuli di non confermarlo alla presidenza della Fondazione Ginori di Sesto Fiorentino. Al suo posto è stato indicato Marco Corsini, sdegnosamente additato come “sindaco di Rio nell’Elba”.

“Tra poco entreranno anche in sala operatoria a decidere come si toglie l’appendice”, ha svelenato Montanari. Peccato che Corsini non sia un elefante in gipsoteca: avvocato dello stato, consigliere giuridico in vari ministeri. Il Musk della critica lo chiama “assessore di Alemanno a Roma”, cioè “uno della sua parte”. Fa ridere. Corsini è stato anche assessore tecnico ai Lavori pubblici a Venezia con Paolo Costa, sindaco di sinistra, dove ha guidato la ricostruzione della Fenice. Figurarsi se non ha il curriculum per completare i restauri di Ginori. La verità è che la scelta del ministro rientra nelle sue facoltà decisionali. Non è nemmeno “irrituale” che il Mic avesse inviato una lettera esplorativa in cui si ipotizzava la riconferma: il mandato di Montanari era scaduto, il ministro ha valutato diversamente, forse anche valutando una coloritura politica, normale oltre che legittimo. Del resto Montanari era stato nominato a Ginori da Franceschini, e nel comitato scientifico degli Uffizi in epoca Bonisoli: sì, i ministri sono politici. Non si vede il motivo, al di là della ketamina critica, per cui quel ruolo debba essere necessariamente di Montanari. Forse i suoi incarichi sono politicamente intoccabili? Questo sì “si chiama fascismo”.