Il video
Scintille fra Tajani e Salvini. “I partiti quaquaraquà parlano senza studiare”
Weekend di frecciatine tra Lega e Forza Italia. Il leader del Carroccio telefona all'"amico" J.D. Vance e il vice Durigon offre soccorso al ministro degli Esteri nelle relazioni con la Casa Bianca. Il vicepremier risponde: “Non mi sento in difficoltà, giudicheranno gli elettori”
Weekend di frecciatine tra la Lega e Forza Italia. Mancano due settimane al congresso della Lega che il 5 e 6 aprile, a Firenze, incoronerà ancora Matteo Salvini come segretario del Carroccio. E lui le usa per smarcarsi sempre più dagli alleati di governo, spingendosi più a destra, verso posizioni più antieuropeiste. Questo fine settimana, dunque: per prima cosa, Salvini ha attaccato di nuovo il piano di riarmo europeo, che Forza Italia ha votato in Europa. Poi ha preso di mira la Cdu, alleata dei berlusconiani, dicendo di temere che "i tedeschi si riarmino". E poi ha elogiato ancora Donald Trump, nonostante dazi e minacce. "Se il governo italiano fosse anti-europeista, noi non staremmo un minuto in più al governo", ha voluto sottolineare sabato il vicepremier di Forza Italia e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Un messaggio chiaro indirizzato ai leghisti, ma che evidentemente non è bastato.
Galvanizzato dalla “bella telefonata con il mio amico Matteo” Salvini di venerdì - come l'ha definita il vicepresidente americano J.D. Vance - ieri il vice segretario del Carroccio Claudio Durigon ha offerto il soccorso leghista al leader azzurro per quanto riguarda il rapporto con gli Stati Uniti. “Tajani è in una posizione un po' difficile, visto che è un sostenitore di Ursula e del suo piano di riarmo - ha detto a Repubblica - per questo credo che sia utile se si facesse aiutare”. Non si è fatta attendere la risposta del ministro degli Esteri: “Tutti hanno bisogno di farsi aiutare, anche io. Ma non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori”, ha detto domenica durante un evento di Forza Italia a Milano. Già a inizio marzo, incalzato dai cronisti in Transatlantico, Tajani aveva messo un primo paletto a Salvini: “La linea la dà la premier e il ministro degli Esteri. Siamo favorevoli alla proposta di von der Leyen”, aveva sottolineato, in risposta alle critiche del Carroccio contro “l’idiozia” di Bruxelles e contro il piano di riarmo europeo. Una frase ripetuta anche venerdì, dopo la telefonata Salvini-Vance.
La risposta di Tajani alla Lega
“Ogni attacco all'alleato è un regalo all'avversario”, ha aggiunto Tajani dal palco, sottolineando la lealtà di Forza Italia verso le altre forze di governo, nonostante la distanza di idee su taluni argomenti: “Perché noi siamo seri, credibili, affidabili, responsabili. Responsabili soprattutto". Per poi proseguire: “Che differenza c'è tra un partito serio e un partito quaquaraquà? Quest'ultimo parla senza studiare e riflettere. Sono i partiti populisti, che un giorno dicono una cosa e un altro giorno ne dicono un'altra”. Una puntualizzazione che suona come una replica puntuta al collega di governo Salvini.
Ai partiti “quaquaraquà” – espressione resa celebre da Leonardo Sciascia, per indicare un chiacchierone inaffidabile – Tajani ha contrapposto il profilo delle organizzazioni politiche serie. Che invece “studiano, approfondiscono, e poi parlano, poi decidono e poi fanno quello che dicono, e non lo rinnegano cambiando idea”.
Le reazioni
“I rapporti sono splendidi. Leggo i giornali e sorrido”, dichiara Salvini a margine di un evento a Como, in merito alle polemiche con l'altro vice premier.
In casa azzurra, questa mattina ci pensa Raffaele Nevi - portavoce nazionale di Forza Italia e vice-capogruppo vicario alla Camera - a smorzare i toni. "Nessun vertice di maggioranza, non serve. I leader della coalizione di governo si vedono e si sentono continuamente e non ci sono problemi di fondo se non enunciazioni per rimarcare le proprie posizioni e la propria identità", dice ad Affaritaliani.it. "I toni sono diversi, ovvio, ma non è una novità. Così come le differenze che abbiamo in Europa e infatti siamo in famiglie diverse. Tajani ieri ha spiegato che vuole fare un partito serio e non superficiale e non fatto di quaquaraquà, ma non ha detto che la Lega è un partito di quaquaraquà. In Parlamento la settimana scorsa abbiamo votato uniti la risoluzione della maggioranza, quello conta. È a sinistra che ci sono le divisioni, non nel centrodestra", conclude Nevi.
Anche il leghista Massimiliano Romeo, ha gettato acqua sul fuoco e chiesto alla maggioranza di “abbassare i toni”. E a proposito del piano ReArm Europe aggiunge che “le perplessità sono di tutta la maggioranza”.
E dal partito della premier arrivano le parole del ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida. "Siamo un governo unico forte nei consensi, nei risultati elettorali, nei sondaggi. Le cose vanno bene al di là di quelle che possono essere schermaglie politiche. Qui ci saranno molti ministri, esponenti di Lega, Fi e Fdi e ci confronteremo", ha detto a margine dell'evento 'Agricoltura È' che sta per esser inaugurato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ma in soccorso del governo era già arrivata l'opposizione, che ha lanciato l'ipotesi di una inverosimile crisi di governo. “La Lega sfiducia il ministro degli Esteri Tajani dopo che qualche giorno fa aveva già commissariato Giorgia Meloni dicendo che non aveva mandato per andare ad approvare le proposte di riarmo a Bruxelles”, ha scritto sui suoi canali social la leader del Pd Elly Schlein: "In qualsiasi paese questo avrebbe già aperto una crisi di governo, è chiaro che il governo non sta più in piedi”.
