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Dopo la morte di papa francesco
Cosa succede con cinque giorni di lutto nazionale (spoiler: poco)
Bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio a scuola, anche se molte sono chiuse per il ponte. Il cordoglio sarà più simbolico che altro
Dopo la morte di Papa Francesco, il Consiglio dei ministri ha disposto cinque giorni di lutto nazionale. In nessun’altra circostanza ne sono stati proclamati così tanti, nemmeno dopo attentati o terremoti, tanto meno per la morte degli altri papi. Per Giovanni Paolo II ce ne sono stati tre, per Paolo VI solo uno.
L’impatto di questa decisione, è principalmente simbolico. In cinque giorni di lutto, le bandiere di edifici pubblici e rappresentanze diplomatiche sventoleranno a mezz’asta, mentre su quelle esposte all’interno verranno applicate due strisce di velo nero. Inoltre, gli esponenti del governo sono obbligati a cancellare gli impegni pubblici, eccezione fatta per gli eventi di beneficenza.
Ai negozi è concessa la facoltà di chiudere. Ma è difficile che lo facciano, specialmente in una Roma che si prepara ad accogliere centinaia di migliaia di turisti e pellegrini da qui ai prossimi giorni. Difficile anche che le scuole osservino il minuto di silenzio nel giorno del funerale del Papa di sabato. Gli istituti aperti in quel giorno infatti sono ormai sempre meno, gran parte sono ancora chiusi per il lungo ponte di Pasqua e con molta probabilità riapriranno dopo il primo maggio.
Durante i giorni di lutto nazionale, di prassi, è possibile che alcune manifestazioni pubbliche vengano annullate, rimandate o svolte in forma ridotta. Nulla di più lontano da ciò che accadrà questa sera, con otto squadre di Serie A in campo e un importantissimo derby di Coppa Italia tra Inter e Milan a San Siro. Dovranno invece attendere altre 24 ore i tifosi dell’Inter e della Roma, così come quelli di altri due match di Serie A che si sarebbero dovuti giocare sabato, giorno in cui invece si celebreranno i funerali di Papa Francesco. Nessuno slittamento per i concerti a Roma di Jovanotti, sia di oggi che di venerdì.
Anche per le celebrazioni degli 80 anni dalla Liberazione previste per venerdì 25 aprile non cambia nulla. Eppure, non sono mancate le polemiche nel tentativo di interpretare in modo oscurantista e fascista l’appello alla sobrietà “che la circostanza impone” rilanciato dal ministro Musumeci. Indicazione che si può leggere anche come un invito a festeggiare la Liberazione senza appesantire ulteriormente la gestione dell’ordine pubblico da parte degli organi preposti, già impegnati nel garantire la sicurezza in vista dei funerali della mattina successiva.
Su quasi una settimana di lutto nazionale, dunque, soltanto un giorno interferirà concretamente con l’ordinario svolgimento delle attività già previste, come ampiamente comprensibile per ricordare un uomo che ha parlato a quasi un miliardo di fedeli in tutto il mondo. Molti dei quali proprio nel nostro paese, dove il cattolicesimo ha radici antiche e ha vissuto da protagonista praticamente ogni momento della sua storia collettiva. Resistenza e Costituzione repubblicana incluse.