(foto Ansa)

"E' cambiato il vento"

Da modello per il campo largo al rischio crisi: il caos tra Todde e Pd in Sardegna

Redazione

La presidente fa di testa sua e sceglie 12 commissari sanitari, senza ascoltare i dem. Che ora dicono: "Necessario rispettare le posizioni di tutti". E quello che era un esempio di successo per il centrosinistra adesso scricchiola

C'era chi addirittura l'aveva descritto come il successo del "modello Schlein". E certo la vittoria di Alessandra Todde in Sardegna dalla leader del Pd era stata rivendicata e non poco. "E' cambiato il vento", disse la segretaria dem dopo il successo del trionfo "di corto muso" del febbraio 2024. Come a dire che le destre, finalmente, si potevano fermare. Le due, Todde e Schlein, venivano così immortalate per le strade di Cagliari a cantare "Bella ciao", dopo aver "liberato" la regione dal governo di Christian Solinas. Immagini che fanno quantomeno sorridere se si pensa allo stato dei rapporti attuali tra il Pd e il Movimento cinque stelle. Dopo che nelle scorse ore la presidente ha rifilato un "ceffone" non da poco alla pattuglia locale dei democratici.

Todde ieri ha dato seguito alla sua riforma della sanità regionale, dando attuazione a una legge che prevedeva la nomina dei 12 commissari delle aziende sanitarie regionali. Sin dall'inizio del suo mandato la presidente, molto vicina a Giuseppe Conte, ha calcato la mano sulla questione sanitaria. Per questo all'interno della maggioranza queste nomine erano vissute con una sacrale importanza. Risultato? Nessun accordo è stato trovato per tempo con le varie componenti del campo largo. E così Todde ha preferito andare per la sua strada, nominando i 12 commissari di sua sponte. "Abbiamo chiesto ai sardi di avere pazienza sulla legge finanziaria, sarebbe stato bizzarro sforare i 45 giorni previsti nella legge per i commisariamenti", s'è giustificata la stessa ex sottosegretaria allo Sviluppo economico. Tutti scelti, quindi, dal Movimento cinque stelle. Che, peraltro, in Sardegna ha preso quasi la metà dei voti del Pd (7,7 per cento contro il 13,80 per cento). Una decisione che ha portato i tre assessori regionali del Pd a disertare la seduta della giunta. 

In realtà i dem locali hanno provato a minimizzare, con il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini che ha detto come "non c'è nessuna crisi, questo è chiaro, ma penso che sia necessario rispettare le posizioni di tutti i partiti e movimenti che compongono questa giunta per permetetrci di arrivare alle soluzioni migliori". Anche da Avs sono piovute parole insolitamente velenose, visto che, insieme al capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, la capogruppo rossoverde Maria Laura Orrù ha parlato di "uno strappo all'interno della coalizione che preoccupa. Serve un cambio di passo, anche nei rapporti interni alla maggioranza".

Insomma poco più di un anno fa la vittoria di Todde per Schlein stava a significare che era "cambiato il vento". Ma forse quello che spira in Sardegna non è un buon vento per il Pd. 

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