Il professionismo nel calcio femminile passa da Mattarella?
Le azzurre giovedì andranno al Quirinale a incontrare il presidente della Repubblica. Per Malagò "è indispensabile che venga riconosciuto, ma non deve riguardare solo le ragazze del calcio"
Dall'eliminazione ai quarti del Mondiale di calcio femminile sono passati alcuni giorni, ma dei buoni risultati delle azzurre in Francia ancora si parla, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento dello status di professionismo. Le ragazze di Milena Bartolini intanto giovedì si recheranno al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Sono molto orgoglioso di quello che hanno fatto. Mattarella mi ha chiesto di poterle incontrare perché il Paese è orgoglioso di loro", ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò ai microfoni di Radio Anch'Io Sport su Radio1.
L'obiettivo del movimento è quello di cercare di sfruttare l'attenzione di pubblico e istituzioni per cercare di ottenere il passaggio dal dilettantismo al professionismo, uno dei primi passi per alzare il livello del calcio femminile e dimostrare così che anche in Italia questo può diventare uno sport di alto livello, come già avviene da anni negli Stati Uniti e nel nord dell'Europa. "Il professionismo? È un tema che mi appassiona, se ne parla tantissimo. È indispensabile che venga riconosciuto, ma non deve riguardare solo le ragazze del calcio. Sono un portabandiera di questi riconoscimento", ha aggiunto il presidente del Coni, sottolineando che "non trovo giusto, e sono anni che ne discuto, che tutto questo sia esploso solo ora in virtù di queste meravigliose ragazze. Perché in realtà ci sono atlete, insieme a quelle del calcio, che meriterebbero questo status dal punto di vista giuridico".
Nell'intervista Malagò ha però aggiunto che "se oggi sei dilettante e diventi professionista, la società che ti paga deve integrare una serie di oneri supplementari che sono un sacrosanto diritto ma che le società, salvo rari casi, oggi non possono permettersi. Il credito di imposta è una cosa su cui si può lavorare, reinvestendo nell'impiantistica o nei settori giovanili". È per questo che ha sottolineato come sia prima necessario cambiare la legge del 1981 che riconosce solo agli uomini questo status", come già segnalato dal presidente della Figc Gabriele Gravina.
"Emozioni avevamo promesso e emozioni abbiamo dato. Assieme a tutte noi stesse. Una lettera per spiegare il nostro Mondiale: esaltante, estenuante, elettrizzante, emendabile, educativo, euforico. Eloquente come un bravo oratore che usa le parole per catturare il suo pubblico". Così su Twitter la capitana Sara Gama tornando sull'avventura della squadra azzurra. "Noi abbiamo messo lì un embrione, un corpo piccolo, unico e compatto come in questa foto. Con le potenzialità enormi che si sono intraviste ad aspettare di essere coltivate. A tutti ora il compito di curarlo e farlo crescere per poi scrivere nel futuro pagine Epiche che continuino le nostre piccole, o forse non così tanto, gesta di questa estate", aggiunge Gama.
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