Come l'Italia può beneficiare degli scenari post-Brexit
A Roma c’è un grande studio di avvocati americani che porta investimenti a… Milano
A Roma qualche volta si lavora per aiutare Milano. Di solito i meneghini si fanno vanto di essere loro a sostenere il carrozzone della Capitale con il lavoro e le tasse pagate, ma grazie alla Brexit accade anche il contrario. Nella sede romana dello studio legale Hogan Lovells, infatti, l’obiettivo dichiarato è capire quanto e come l’Italia può beneficiare degli scenari post-Brexit. “Da questo punto di vista Italia significa Milano, e dunque anche qui a Roma dobbiamo vendere Milano”, dicono negli uffici di Piazza Venezia.
Hogan Lovells sta facendo le cose seriamente: dal 2014 è attiva la Constitutional Change Taskforce, composta da soci dello studio di diversi paesi e aree del diritto. Il nostro paese è rappresentato dall’avvocato Jeffrey Greenbaum, 57enne americano de Roma, cittadino italiano da tempo e due anni trascorsi alla Corte Costituzionale. “Intendiamoci, non abbiamo intenzione di rubare aziende alla Gran Bretagna, ma nel momento in cui qualcuno valuta l’ipotesi di migrare nel Continente, l’Italia deve pur sapere offrire una valida alternativa, no?”. La scorsa settimana Greenbaum ha fatto da anfitrione per un evento a porte chiuse con aziende e rappresentanti di governo, alla presenza dell’ambasciatrice del Regno Unito in Italia.
L’iniziativa, organizzata insieme alla Camera di commercio britannica in Italia, segue un evento simile organizzato lo scorso mese a Milano. La sensazione è che la politica italiana non stia reagendo con altrettanta solerzia alle sollecitudini dei privati. Certo, c’è stato il nostro referendum costituzionale e poi il cambio di governo, eppure altri paesi si stanno muovendo in modo molto più aggressivo dell’Italia. L’amministrazione milanese guidata da Beppe Sala ha iniziato a corteggiare le società finanziarie basate nella City e il governo Gentiloni punta ad ottenere per il nostro paese l’Agenzia Europa per il Farmaco. Ma ci sarebbe molto altro da fare: “Le imprese hanno già iniziato a valutare le possibili conseguenze dello scenario peggiore, che è l’hard Brexit e dunque la perdita del passaporto finanziario per l’accesso al mercato Ue”, prosegue Greenbaum, “e noi stiamo provando a suggerire al Ministero del Tesoro quali realtà potrebbero guardare all’Italia”.
Tra le oltre 5700 società finanziarie londinesi, Hogan Lovells fra l’altro ha suggerito alle istituzioni italiane di focalizzarsi su quelle centinaia di società della City piene zeppe di cervelli italiani, sgr e fondi fondati da italiani a Londra ma anche realtà di private equity che abbiano già una presenza significativa nello ativale, diciamo con investimenti sopra i 100 milioni di euro. “Il Jobs Act, l’Ires ridotta e la nuova tassa fissa sui grandi redditi sono misure attraenti, raccontano di un’Italia nuova, ma si può fare di più…”.