I conti non tornano in Vaticano
Barbagallo da Bankitalia alla Vigilanza vaticana. Il Papa annuncia la svolta, ma non tutto quadra
Dopo la confusa conferenza stampa aerea del Papa – la parte più “complicata” è stata quella su Hong Kong, il Foglio ne ha dato conto ieri in un editoriale a pagina tre – Francesco ha ufficializzato la tanto attesa nomina del nuovo presidente dell’Autorità di informazione finanziaria dopo l’addio di René Brülhart – era stato detto che il suo mandato era giunto a termine, Brülhart ha subito dichiarato alla Reuters che non c’era alcun “termine” per l’incarico e che comunque è stato lui a dimettersi. Il prescelto è Carmelo Barbagallo (non quello della Uil), che fino a oggi ricopriva l’incarico di alta consulenza al Direttorio della Banca d’Italia in materia di vigilanza bancaria e finanziaria e nei rapporti con il Single Supervisory Mechanism. Una scelta indubbiamente d’alto profilo, che avrà anche l’obiettivo di pacificare le tensioni – che non sono mancate – con l’altra sponda del Tevere. Insieme a Giuseppe Pignatone messo a capo del Tribunale vaticano, Francesco spera così di abbattere i corvi che svolazzano minacciosi sul Cupolone, mettendo a tacere i seminatori di zizzania e i colpevoli di reati che ben poco hanno a che fare con la carità cristiana. Lo scandalo “scoperchiato da dentro” (come ha detto il Pontefice) potrà così essere se non altro contenuto per quanto possibile. C’è solo un particolare che andrebbe approfondito: il Papa, sempre conversando con i giornalisti, ha detto di avere autorizzato personalmente le perquisizioni d’inizio ottobre negli uffici vaticani. Perquisizioni non da tutti gradite, oltretevere. Ma allora perché le dimissioni del comandante Giani – che ha condotto l’operazione – sono state accettate con la velocità d’un battito di ciglia? Mistero.