Editoriali
Le parole di Berlusconi su Zelensky costringono Meloni a un patto con il Pd
Le tristi esternazioni del Cav. sul presidente ucraino, poi il pacifismo senza principi di Salvini. Il sostegno e l'atlantismo della premier sono rimasti isolati nella maggioranza. Si può sperare in un'opposizione che trovi un'unità politica indipendente dai ruoli in Parlamento
Le rinnovate e tristi esternazioni di Silvio Berlusconi contro Volodymyr Zelensky (“da premier non sarei mai andato dal presidente ucraino”) insieme alle manifestazioni di pacifismo senza princìpi di Matteo Salvini (per fortuna decrescenti) fino a oggi hanno avuto il solo effetto di far risaltare la coerenza occidentale di Giorgia Meloni, che peraltro ne aveva già dato prova anche quando era all’opposizione del governo di Mario Draghi.
L’opposizione, legittimamente, ha buon gioco a evidenziare la frattura che esiste nella maggioranza sul tema dell’Ucraina. Ma dovrebbe anche riconoscere il merito a Meloni di aver tenuto, finora, la barra dritta sull’atlantismo. Nella passata legislatura, Mario Draghi è riuscito ad arginare i malumori della sua maggioranza anche grazie al sostegno della vecchia opposizione, guidata da Giorgia Meloni, e sarebbe prezioso se oggi le forze politiche più atlantiste, tra i partiti che non sono al governo, giocassero di sponda con la premier per arginare i putinismi di ritorno del governo.
È difficile che nell’attuale maggioranza le spinte critiche si possano trasformare in atti politici tali da creare problemi reali, ma in ogni caso sarebbe utile che dalla parte responsabile dell’opposizione venisse la controgaranzia utile a vanificarle. Dipenderà soprattutto dal prossimo leader del Pd decidere se sulla questione ucraina si può creare questa unità politica indipendente dai ruoli di opposizione e maggioranza, simile a quella più volte annunciata dal Terzo polo. Si dirà che non è indispensabile, ma sarebbe sicuramente utile. L’ampiezza del consenso all’appoggio all’Ucraina va resa esplicita e visibile anche per contrastare le tendenze opposte che, anche a causa delle ambiguità “pacifiste” di ambienti laici e cattolici, sono piuttosto estese. Un dato anche questo che non va sottovalutato. Nell’attesa, vana, che sull’Ucraina il nostro amato Cav. riesca a dire qualcosa di sensato e assennato anche a parole, e non solo con le toppe dei comunicati stampa.