Vaccinarsi contro la demagogia
Intesa tra stato e regioni per una (giusta) legge sui vaccini obbligatori
Il linguaggio è quello un po’ burocratico da nota stampa, ma la notizia c’è: governo e regioni hanno raggiunto un’intesa per arrivare “in tempi relativamente brevi a una legge nazionale sulla obbligatorietà delle vaccinazioni”. Ed è notizia importante e gradita. Anche perché è un chiaro messaggio culturale, un’idea di stato che non si fa condizionare da pseudoscenziati, complottisti e bufale da blog.
Quello dei vaccini è tema delicato, perché delicati, deboli, sono bambini e anziani. Le persone che finiscono inevitabilmente coinvolte nelle polemiche che sempre più spesso si sollevano quando si comincia a parlare di questo argomento. Proprio per questo non ci si può permettere di giocare. E bene ha fatto il governo a intervenire, insieme alle regioni, anzitutto con il Piano nazionale vaccini che prevede già la possibilità, per i governatori, di varare provvedimenti per garantire l’offerta di vaccini e superare ritardi e resistenze.
Perché il problema è tutto qui. Ancora oggi c’è chi parla di rischi ed effetti collaterali, spesso inesistenti. C’è chi, come il sindaco M5s di Livorno Filippo Nogarin, critica l’introduzione dell’obbligatorietà delle vaccinazioni parlando di una “forzatura insopportabile” che “vìola la libertà del singolo”. Certo, sarebbe bello se i genitori capissero da soli che vaccinare i propri figli significa tutelare la salute di tutti. Sarebbe bello se non ci fosse spazio per chi continua a sostenere che i vaccini fanno male. Sarebbe bello se bastasse una grande campagna di comunicazione e informazione per evitare pericolose derive. Ma purtroppo, lo abbiamo visto, così non è. E allo ben venga l’intervento dello stato. Ne va della salute di tutti, ma in questo caso soprattutto dei più deboli.
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Rapporti alla mano /22