Così la proposta di legge M5s sui vaccini svela i tic anti-vax del movimento
Depositato a fine maggio, il testo si propone di armonizzare le coperture vaccinali. Ma tra le righe tradisce i grillini. Parla il professore Andrea Grignolio
Il movimento 5 stelle prova a fugare ogni dubbio sulla sua posizione rispetto ai vaccini e lo fa presentando una proposta di legge che mira ad armonizzare le coperture vaccinali sul territorio italiano. Depositato circa un mese fa, il disegno di legge alternativo al decreto del ministro Lorenzin nasconde però qualche “tic” che tradisce il movimento, come spiega al Foglio il professor Andrea Grignolio, docente di Storia della medicina alla Sapienza. “Nel testo si ritrovano almeno due temi classici degli antivaccinisti”, dice Grignolio. Uno è relativo alla funzione attribuita all'anagrafe vaccinale, che di norma viene utilizzata per monitorare i livelli di copertura della popolazione, mentre per i 5 stelle sarebbe anche deputata a tenere sotto controllo gli “effetti collaterali”. “Per gli antivaccinisti le reazioni avverse sono un chiodo fisso: nonostante i dati siano già noti e pubblicati annualmente, chi non crede nei vaccini e nella scienza pensa che siano tenuti nascosti”. Tra l'altro, anche la definizione di “effetti collaterali” non è una espressione utilizzata nel linguaggio medico scientifico in riferimento ai vaccini, un refuso che deve essere sfuggito al movimento quando ha redatto la proposta di legge, visto che nel testo compare due volte, mentre altre due si fa riferimento agli “effetti indesiderati”.
L'altro “tic” anti-vax che si nasconde tra le righe è la proposta di somministrare i vaccini in monodose invece che in dosi multiple. “L'idea degli antivaccinisti è che le dosi multiple, come per esempio quelle di morbillo, parotite e rosolia (Mpr), siano legate a crisi del sistema immunitario o all'autismo, un pensiero direttamente collegabile a Wakefield", l'ex medico e chirurgo britannico, conosciuto principalmente per una pubblicazione scientifica fraudolenta sui vaccini. "Ma centinaia di studi spiegano invece che i vaccini combinati funzionano meglio di quelli singoli. Il motivo, provando a semplificare, è che gli anticorpi lavorano meglio quando lo fanno in maniera incrociata”, spiega Grignolio, “perciò quando è possibile si fanno sempre vaccinazioni associate, mentre altrimenti si procede con punture singole, come nel caso del meningococco C e B, che va per forza fatto da solo”. Oltretutto tradurre in pratica l'indicazione del movimento significherebbe effettuare 12 punture diverse ai bambini invece che quattro, una scelta antieconomica e poco pratica, specialmente perché si tratta di bambini.
Il testo, accompagnato da una relazione introduttiva, prova a costruire alcune evidenze utilizzando numeri, statistiche e riferimenti per dimostrare che nel contesto italiano non è necessaria l'obbligatorietà dei vaccini. Ma le cose non stanno esattamente come descritto dal movimento. “Il tentativo di spiegare che la copertura vaccinale non è in calo in Italia descrive una realtà non corrispondente alla verità: il vaccino Mpr è arrivato all'86% e abbiamo avuto un richiamo dall'Organizzazione mondiale della sanità, attualmente in Italia c'è il rischio di focolai infettivi e il passaggio successivo è il rischio epidemia”, spiega il professore. “Restiamo il paese con la copertura vaccinale più bassa d'Europa dopo Romania e Austria”. Il trucco è presto svelato. Quando nella relazione si parla di vaccini in crescita si usano due esempi poco rappresentativi, come il meningococco C e lo pneumococco, che servono a vaccinarsi dalla meningite e che nel periodo 2014-2015 hanno fatto registrare incrementi rispettivamente del 3,6 per cento e dell'1,5 per cento. “Questo è vero – dice Grignolio – ma si tratta i vaccini ben lontani dalla auspicata soglia del 95%. Sono cioè due tipi di vaccini sotto soglia, che qui vengono presentati invece come esempio di aumento delle coperture”.
La firma a 5 stelle è poi evidente quando nella relazione si legge che “l'accesso alle informazioni attraverso le potenzialità infinite della rete rappresenta uno degli elementi in grado di impattare in modo più dirompente sui nuovi atteggiamenti culturali nei confronti della vaccinazione, dal momento che i genitori tendono a cercare informazioni sul web per decidere se vaccinare o meno i figli”. Sarà per questa premessa che poi nel testo è prevista “la creazione di un'apposita pagina web che contenga tutte le necessarie informazioni teoriche e logistiche sulle immunizzazioni incluse nel PNPV, sui livelli di copertura vaccinali e su eventuali epidemie”. Una pagina che in realtà già esiste ed è quella del ministero della Salute, consultabile qui, che fa informazione sul tema come è utile che sia, visto che secondo quanto sostiene anche il Censis il web è centrale per orientare le scelte vaccinali dei genitori. "Soprattutto per quel 10 per cento di questi che sono considerati esitanti dalla ricerca del Censis", spiega il professore, "e su cui si può provare a incidere". D'altra parte il M5s, che è già molto attivo sui social, non si è certo distinto per aver usato la rete a favore dei vaccini, come ha recentemente messo in luce anche un editoriale del New York Times.
Resta infine un'essenziale ambiguità di fondo. La proposta, nelle intenzioni del movimento, dovrebbe essere l'alternativa al metodo obbligatorio previsto nel decreto Lorenzin. Perciò ci si riferisce al “principio della raccomandazione” - che non esiste come principio giuridico - e all'”esercizio cosciente della libera scelta dei cittadini”. Eppure non si specifica mai la decadenza dell'obbligo istituito dal decreto recentemente approvato. Sarà che il M5s stia davvero cambiando idea?
Trattamenti farmacologici
Anche l'Italia si sveglia e frena sull'uso dei bloccanti della pubertà
Rapporti alla mano /22