Pillole di ipocrisia
Grillo s’accorge che l’omeopatia non è medicina, avvisi il suo ministro
Beppe Grillo ha fatto appello all’ordine dei farmacisti chiedendo che non “continuino a confondere i cittadini con la vendita di prodotti omeopatici” perché “i fortissimi dubbi sulla loro efficacia da parte del mondo scientifico sono di dominio pubblico”. Bene che il dr. Gribbels abbia notato che non c’è verità scientifica nel curarsi con una pillola di zucchero dall’effetto placebo. È però paradossale che la conversione al metodo scientifico e l’attenzione a evitare che i “cittadini” cadano in sesquipedali bufale mettendo a repentaglio la loro salute, arrivino dal capopopolo del movimento anti vaccinista. Nel corso dei suoi anni da comico di complemento alla propaganda del M5s aveva contribuito a diffondere credibilità di “metodi alternativi” mai provati: il metodo Di Bella, il metodo Pantellini (limone e potassio), il siero di Bonifacio (feci e urina di capra) e Stamina. “Metodi” privi di validità scientifica che, secondo “inventori” e seguaci, servirebbero a contrastare malattie mortali come tumori e malattie neuro-degenerative: inganni che possono costare la vita a chi ci crede se decide di non curarsi con le terapie mediche per usare invece quelle “alternative”. Sono bufale propalate a chi è debole per la disperazione – e non parliamo di alleviare disturbi influenzali come nel caso dell’omeopatia. Grillo potrebbe fare mea culpa e rendersi utile. Si dà il caso che i prodotti omeopatici sono autorizzati dal ministro della Salute, sua omonima e del suo partito (Giulia Grillo, M5s). Grillo dovrebbe scrivere a lei, non ai farmacisti. Non lo farà perché dovrebbe ammettere che, proprio come ha fatto coi vaccini, la sua maggioranza ha prorogato di un anno l’obbligo di ottenere dall’agenzia del farmaco (Aifa), l’autorizzazione all’immissione in commercio di preparati omeopatici.