Due morti per morbillo in Sicilia. Non erano vaccinati
In Italia da inizio 2018 i casi sono in diminuzione, ma il paese è ancora a rischio. Nei mesi di aprile e maggio, il picco epidemico ha registrato più di 400 casi per mese
Il ministro della Salute Giulia Grillo l'aveva detto che bisogna accettare le morti da morbillo: “Non puoi illudere la gente che non morirà nessuno. Dobbiamo essere realisti”. Per non fare morire nessuno, a dirla tutta, un modo c'è, ed è la vaccinazione. In alcuni stati membri dell’Unione europea, il morbillo è già stato debellato “grazie a programmi di immunizzazione di routine, che mantengono un’elevata copertura vaccinale utilizzando un programma a due dosi”, spiega l'Istituto superiore di Sanità. In Italia, dal 1 gennaio al 31 agosto del 2018, i casi di morbillo sono 2.248: un trend in diminuzione, ma che ancora è troppo elevato. Nei mesi di aprile e maggio, il picco epidemico ha registrato più di 400 casi per mese.
Nell’ultimo bollettino di monitoraggio dell'Iss, sono registrati anche due decessi di adulti, di 29 e 51 anni, avvenuti in Sicilia appunto durante il picco di massima incidenza. Sale così a 6 il numero di decessi in Italia nel 2018. Entrambe le persone sono morte per arresto cardiocircolatorio, erano non vaccinati e presentavano, al momento dell’infezione, alcune patologie di base che ne compromettevano il sistema immunitario. I casi sono stati resi noti solo adesso poiché, nonostante la sorveglianza preveda l’aggiornamento degli esiti a distanza di 30 giorni dalla segnalazione, a volte l’accertamento della causa di morte può richiedere tempi più lunghi. La maggior parte delle segnalazioni vengono proprio dalla regione Sicilia, con 1.116 casi e un'incidenza pari a 333 casi per milione di abitanti.
Nonostante l'aumento delle coperture vaccinali faccia ben sperare soprattutto nella riduzione dei casi nei bambini molto piccoli, ricorda l'Iss, è necessario mettere in atto iniziative supplementari rivolte alle popolazioni suscettibili sopra i 2 anni (adolescenti, giovani adulti, soggetti a rischio) e aumentare anche la consapevolezza dell'importanza della vaccinazione anche tra gli operatori sanitari tra i quali si registra ancora un numero elevato di casi (334 nel 2017 e 98 nel 2018). Per fare un paragone, in 26 dei 52 stati membri dell'Ue (cioè il 50 per cento) è stata raggiunta un’incidenza di morbillo inferiore a un caso su un milione di abitanti. Un chiaro segnale dell’eliminazione di questa malattia.
L'epidemia di morbillo “in corso nel nostro Paese dimostra come obbligare alle vaccinazioni può essere necessario, ma non è sufficiente a fini di prevenzione". Lo ha affermato il ministro della Salute, Giulia Grillo, al question time di oggi al Senato. Infatti, ha sottolineato il ministro, "l'aumento di coperture che l'obbligo ha prodotto nelle generazioni dei nuovi nati non ha interrotto la diffusione della malattia". Questo perché, ha spiegato, "l'eliminazione del morbillo richiede l'attuazione di un complesso di interventi, descritti in un Piano già disponibile e che è stato tuttavia colpevolmente dimenticato dal 2011, oltreché non finanziato. Per interrompere l'epidemia occorre, per esempio, promuovere la vaccinazione tra gli operatori sanitari per garantire le occasioni di contatto con i servizi sanitari e occorre potenziare molto la comunicazione sociale. Ecco perché intendo aggiornare rapidamente il Piano Morbillo e proporre al Governo e alle Regioni di assumersi impegni concreti, trasformando le raccomandazioni del Piano in azioni finanziate e verificabili". In questo senso, ha concluso, "è apprezzabile l'iniziativa parlamentare che mira a completare la normativa vigente. Auspico che siano previste iniziative concrete: potenziare i servizi vaccinali, rendere operativa l'anagrafe nazionale, monitorare le coperture e gli eventi avversi e finanziare adeguatamente la spesa”.
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