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Una vita a misura di Tar

Redazione

La pedagogia non è compito dei giudici né su smartphone né su altro

Non era ancora capitato che il tentacolare Tar del Lazio obbligasse l’amministrazione pubblica ad avviare una campagna informativa. Eppure, accogliendo il ricorso della associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog, il tribunale amministrativo chiede al ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione di adottare – entro sei mesi – una campagna informativa per l’intera popolazione sulle corrette modalità d’uso di telefoni cellulari e sui relativi rischi per la salute. Colpisce che la campagna informativa debba essere prodotta su una tematica ancora dibattuta, perché ad esempio non è provata l’insorgenza o meno di tumori legata all’uso dei telefoni mobili, e quindi ci si domanda su cosa e soprattutto come si possano fornire informazioni puntuali sul tema. L’Istituto Superiore di Sanità ha per esempio rilevato che “non è dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l’ipotesi di un rapporto causale non possa essere del tutto esclusa in relazione ad un uso molto intenso del telefono cellulare”. Il risultato probabile di una simile campagna informativa sarebbe quello di provocare allarmismo visto che l’oggetto eventuale sarebbe la prevenzione da un rischio. Vedremmo così una nuova bolla mediatica attorno a una questione che la comunità scientifica ancora non ha chiarito, con il solito diluvio di opinioni in libertà finendo poi fuori bersaglio, magari per parlare non più dei rischi eventuali per la salute ma del fatto che gli smartphone ci stanno rendendo meno sociali perché passiamo meno tempo con i nostri simili. Non dovrebbero essere dei tribunali a determinare quali campagna informative debbano o meno interessare la popolazione dal momento che la pedagogia non rientra tra le competenze dell’apparato giudiziario. Sarebbero guai. Se così fosse dovremmo aspettarci campagne informative, o peggio moralizzatrici, su molti ambiti della nostra esistenza per colpa di una sentenza.

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