Giulia Grillo (foto LaPresse)

L'eutanasia e le priorità di un ministro

Redazione

Su cure palliative e del dolore la Sanità è inadempiente. Ma Grillo fa proclami

Giulia Grillo, titolare del ministero della Sanità, sostiene che “la legge sull’eutanasia è assolutamente prioritaria per questo paese”. Lo ha detto subito dopo la presentazione del rapporto, presentato al Parlamento dal suo stesso ministero, sull’attuazione della legge del 2010 che istituiva i centri per la terapia del dolore e le cure palliative. Da questa relazione risulta che il sistema non funziona, che mancano in molte regioni le strutture per l’assistenza domiciliare ai malati terminali, che la terapia del dolore si applica quasi solo ai malati di tumore, che mancano in molte regioni centri specializzati e corsi di formazione. Cure palliative e terapia del dolore sono la risposta necessaria per rendere meno intollerabili le sofferenze. Questa dovrebbe essere la vera priorità per chi davvero vuole occuparsi con senso di umanità di chi è in condizioni fisiche o psichiche che portano alla disperazione. Disinteressarsi di queste persone, lasciando loro come unica alternativa il suicidio, assistito o a meno che sia, è l’esatto contrario di una sollecitudine ispirata a una sensibilità umanitaria.

 

Il compito del Sistema sanitario è curare, se possibile salvare la vita, se non è possibile rendere meno intollerabile la sofferenza dei pazienti. Derogare da questo obbligo è più che un errore, è un segno di inciviltà. Prima, invece di indicare la via “facile” della morte assistita e procurata, bisogna esplorare tutte le possibilità offerte dalla medicina del dolore, assicurare una vera assistenza, anche domiciliare, ai malati terminali e a chi comunque non riesce senza aiuto a sopportare la condizione di malattia o di sofferenza psichica. C’è anche una legge che lo impone, ma che viene applicata poco e male. Compito di un ministro sarebbe per prima cosa attuare la legge che c’è, invece di rinviare il problema a un discussione ideologica su una legge che non c’è ancora.

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