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Sistema Lombardia sotto accusa. Appunti

Redazione

Capire cosa non va tra Sanità e regionalismo. Ma niente furbetti del centralismo

E’ bastato che la curva dei contagi segnalasse un minimale rallentamento, e si è riacutizzata la pandemia politica sottotraccia che minaccia il paese da lungo tempo: la polemica contro le regioni (non sulle ragioni per modificarle: semplicemente contro) e da parte di regioni come la Lombardia (senza la quale l’economia italiana sarebbe Macondo: va ricordato), la polemica contro lo stato centrale. Di solito contro le regioni cantano per primi i galletti più impreparati, come ieri Vito Crimi, capo ad interim del partito Casaleggio Associati, cui ha risposto con stizza più che rivedibile Attilio Fontana: “E’ passato un mese e mezzo dall’inizio dell’emergenza e da Roma abbiamo ricevuto briciole”.

 

Che il “sistema Lombardia”, dalla Sanità alla politica all’economia, divenga oggetto di dovute riflessioni e critiche (il numero dei morti, le mancate zone rosse) è necessario. Ed è evidente che “fare il tagliando” alla Lombardia significa porsi seriamente il problema del regionalismo. Ma si deve procedere con ordine, senza bluffare per motivi politici. Purtroppo si parte male, con i “confirmation bias”, direbbero i professori di Harvard, che ricalcano i peggiori pregiudizi (l’intervista di oggi alla ex ministra della Salute Rosy Bindi). Andrebbe invece notato che, se è il regionalismo che non funziona, va modificato il Titolo V della Costituzione: purtroppo a strillare ora è chi ha affossato l’ultima riforma, quella di Matteo Renzi. Il “confirmation bias” sul fatto che la Sanità lombarda non funzioni per colpa del privato è un falso. La Sanità è sottofinanziata da decenni a livello nazionale, non è il privato ad aver depauperato il pubblico e in questa emergenza ha ben cooperato. I sistemi veneto e emiliano hanno reagito meglio, quello lombardo ha dimostrato falle concettuali e operative: di questo sarà molto utile discutere. Come sarà utile discutere se, soprattutto in caso di emergenze, una catena corta di comando centralizzato per la Sanità – o almeno protocolli omogenei e compatibili – non sia preferibile (sì, lo è). Fare di ogni erba un fascio per tornare a un insostenibile sistema centralizzato e colpire qualche avversario politico è una fesseria.