Nulla si ripete identico, tantomeno i lockdown. La possibilità di una seconda chiusura nazionale se fosse affidata a un banco di scommesse avrebbe una quota ben sotto alla parità. Ma allo stesso modo non consiglieremmo di puntare su una ripetizione del copione visto in marzo e aprile quanto a regole, organizzazione e divieti. Questa volta si potrebbe attendere una maggiore apertura verso le categorie lavorative autorizzate a uscire di casa e, avendo a disposizione ormai protocolli e capacità di controllo delle condizioni di salute, la manifattura non dovrebbe correre il rischio di un blocco traumatico. Il tracciamento su vasta scala ancora non è in funzione, ma quello che si fa già ora con circa 170.000 tamponi al giorno consentirebbe di tenere sotto controllo la diffusione dei contagi e la loro origine se fossero autorizzati a uscire di casa i lavoratori della quasi totalità delle aziende manifatturiere e dei principali servizi. Mentre una quota di imprese potrebbe approfittare della sospensione delle attività per ristrutturazioni e riorganizzazioni, con la garanzia della cassa integrazione per i lavoratori. E anche la scuola, alternando con ampie quote di didattica a distanza, potrebbe sperimentare una forma di lockdown ammorbidito, consentendo una quota di insegnamento in presenza.
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