editoriali
Anche noi abbiamo fallito
Per Natale, come il re di Svezia, qualcuno ammetta gli errori sul Covid
Nel suo consueto messaggio di Natale al paese, il re di Svezia Carlo XVI ha detto che “gli svedesi hanno sofferto tremendamente in condizioni difficili” e che è stato traumatico che i familiari delle circa 8 mila vittime di Covid non abbiano potuto dare un ultimo saluto ai propri cari. Rispetto a queste parole, comuni a quelle di ogni capo di stato, il sovrano svedese è andato oltre: “Penso che abbiamo fallito, abbiamo un gran numero di morti e questo è terribile”. Sono parole definitive sulla gestione dell’epidemia da coronavirus.
La Svezia è stato uno dei paesi che hanno usato una delle strategie più lassiste, soprattutto nella fase iniziale: nessun lockdown, niente raccomandazioni sull’uso delle mascherine e regole leggere sulla quarantena rispetto al resto d’Europa. Il risultato di questo approccio, se confrontato con gli altri paesi scandinavi, è stato un numero di morti in rapporto alla popolazione molto più elevato e a fronte di una caduta del pil di pari intensità.
A giugno, lo stesso regista della strategia del governo socialdemocratico, l’epidemiologo Anders Tegnell, aveva ammesso che erano stati fatti degli errori. C’è però da imparare qualcosa dagli svedesi, e da Carlo XVI in particolare: l’assunzione di responsabilità e l’ammissione degli errori.
Nulla di tutto questo si vede in Italia dove i decessi sono 66 mila, il tasso di letalità (in rapporto ai contagi) e di mortalità (in rapporto alla popolazione) sono tra i più alti al mondo (tra i primi tre). Con questi dati si sente addirittura parlare di “modello Italia” per l’ottima gestione dell’epidemia e la nostra classe dirigente si sente in diritto di esprimere giudizi sulla pessima gestione di altri paesi. Nella prima ondata si è detto che eravamo stati i primi, perciò più colpiti degli altri, ma reattivi nella chiusura. Nella seconda ondata avremmo però dovuto essere più preparati, con almeno un mese di vantaggio rispetto agli altri. Così non è stato, è andata male lo stesso. Nei messaggi di Natale sarebbe bello se le autorità del paese non dicessero che siamo i migliori al mondo ma che qualcuno, come il re di Svezia, ammettesse che anche noi abbiamo fallito.
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