EDITORIALI
Cosa non va del passaporto vaccinale
Atene spinge per una certificazione Ue, ma i rischi di discriminazione sono alti
L’idea di un passaporto vaccinale è diventata un’ossessione per la Grecia che, nel tentativo di salvare il turismo estivo, propone e ripropone ai partner europei la necessità di creare un patentino di immunità con cui potersi muovere liberamente. Atene aveva già portato la questione al vertice del mese scorso, ma gli altri paesi membri avevano sorvolato, dicendo che si trattava di un argomento complesso. I greci stanno insistendo ora che il passaporto sta diventando un’idea concreta in Israele e anche il premier britannico, Boris Johnson, ha detto di essere a favore. Ma si tratta di situazioni molto diverse. Il green pass israeliano serve per avere accesso ad alcuni luoghi a rischio, come le palestre, e soprattutto Gerusalemme sta lavorando a un certificato di immunità soltanto dopo aver vaccinato con entrambe le dosi quasi il 50 per cento della popolazione. Ha già allentato le restrizioni, quindi sta riorganizzando la ripartenza.
Il Regno Unito anche pensa alla riapertura, Johnson ha comunicato la sua roadmap verso la normalità lunedì sera e il governo ha detto che per la fine di aprile almeno tutti gli adulti avranno già ricevuto la prima dose del vaccino. In Ue le cose si stanno muovendo diversamente, la campagna è più lenta e creare un passaporto per i vaccinati che dia libertà di movimento rischia di escludere una buona parte della popolazione europea, rimasta in fila ad aspettare la propria somministrazione. Inoltre, bisognerebbe stabilire se fare un passaporto europeo o se trovare parametri comuni per fare in modo che i vari passaporti si equivalgano. E come comportarsi con l’Ungheria? Budapest ha autorizzato l’utilizzo dei vaccini russo e cinese, non ancora valutati dall’Ema: un passaporto vaccinale sarebbe valido per tutti tranne che per gli ungheresi? Il passaporto vaccinale è un’idea utile, ma complicata da mettere in pratica, come ha ammesso lo stesso Johnson, e forse da rimandare. Almeno fino a quando il numero dei vaccinati sarà abbastanza alto da non creare discriminazioni tra chi è ancora in attesa.