Editoriali
Quota 500 mila
Il governo è in ritardo rispetto all’obiettivo di Figliuolo sulle vaccinazioni
La campagna vaccinale è in ritardo. Secondo il piano del commissario Figliuolo avremmo dovuto raggiungere le 300 mila somministrazioni al giorno intorno al 25 marzo, e invece siamo ancora fermi a quota 250 mila. I motivi possono essere diversi. A partire da fattori che potremmo definire imponderabili che hanno riguardato in particolare il vaccino di AstraZeneca: dai lotti sequestrati dalla magistratura alla sospensione totale dell’utilizzo per qualche giorno (anche se questa è stata una decisione politica). Marzo non è stato quindi un mese semplice.
C’è però da dire che, a partire dalla scorsa settimana, nonostante l’arrivo di circa 3 milioni di dosi tra Pfizer, Moderna e AstraZeneca, siamo rimasti sempre attorno alle 250 mila vaccinazioni al giorno. Non c’è stato lo scatto in avanti previsto e possibile. Ad aprile, stanto alle dichiarazioni di Figliuolo, è confermato l’arrivo di 8 milioni di dosi, compreso il primo arrivo di 400 mila monodose di Johnson & Johnson. A cui vanno aggiunti circa 1,7 milioni di dosi attualmente di scorta e 2 milioni di dosi circa di AstraZeneca e Moderna appena arrivate. Con 12 milioni di dosi, c’è la disponibilità di vaccini per poter arrivare a quota 500 mila somministrazioni al dì entro il 21 aprile. Il tempo però stringe e l’incremento è minimo: è come se ci fosse un tetto alla capacità di somministrazione a quota 300 mila.
Mancano solo due settimane al 21 aprile, la data indicata da Figliuolo, e ciò significa che già da oggi si dovrebbero iniziare a registrare incrementi quotidiani consistenti per arrivare a un raddoppio delle vaccinazioni prima di fine aprile. Una strozzatura può riguardare il personale, visto che l’ampliamento della platea di operatori sanitari è quasi tutto su base volontaria e che altri canali, come ad esempio le farmacie, verranno attivati in questi giorni e solo da alcune regioni. I prossimi giorni saranno quindi fondamentali per capire se ci sono dei “colli di bottiglia” organizzativi che impediscono alle regioni di accelerare la campagna. E se il governo è capace di risolverli.