editoriali
Le origini del disastro sui vaccini
Il Fatto imputa a Figliuolo errori strategici commessi da Conte e da Arcuri
A un certo punto non si capisce se prevalga l’ignoranza, la malafede o la partigianeria politica che offusca l’intelletto. Ma per far affermare ai dati l’esatto contrario di quanto sostengono deve essere una di queste tre cose. Parliamo del Fatto quotidiano, che in prima pagina denuncia che l’Italia è il paese dell’Unione europea con il maggior numero di decessi a causa del Covid attribuendo la responsabilità di questo disastro al commissario Francesco Paolo Figliuolo e alla sua “strategia errata”.
La narrazione, che il giornale diretto da Marco Travaglio porta avanti da mesi, è che quando al governo c’erano Giuseppe Conte e l’efficientissimo commissario Domenico Arcuri le cose funzionavano a meraviglia. Poi arrivano Draghi e Figliuolo ed ecco il disastro. In realtà i dati dell’Ispi riportati dal Fatto affermano l’esatto contrario: l’ecatombe italiana con 400 morti al giorno, il doppio rispetto a quanto sarebbe stato se fossero stati vaccinati prima anziani e fragili, è il frutto della strategia del governo Conte e di Arcuri. Per un motivo banale: i morti che vediamo ora sono il frutto delle mancate vaccinazioni dei mesi scorsi.
A fine febbraio, quando Arcuri viene allontanato, l’Italia aveva dato la prima dose solo al 6 per cento degli over 80. Francia e Germania erano al 22-23 per cento, quasi il quadruplo. Solo nelle ultime settimane, secondo i dati dell’European centre for disease prevention and control, l’Italia ha preso una certa rincorsa superando la mediana Ue, con un 66 per cento di over 80 vaccinati con la prima dose. Gli effetti sulla letalità dovrebbero iniziare a vedersi nelle prossime settimane, quando il vaccino avrà dispiegato i suoi effetti.
L’Italia è ancora tra le ultime posizioni nella vaccinazione della fascia d’età 70-79 anni. Ma, ancora una volta, chi ha impostato male tutta la strategia vaccinale è stata la coppia Conte-Arcuri, non Figliuolo che ora ha il compito di recuperare il terreno perduto.
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