EDITORIALI
Depoliticizzare l'Aifa e i vaccini
Pani e Melazzini, due ex dg, criticano l’agenzia per il sì al mix senza dati
Su questo giornale, due giorni fa, l’ex direttore generale dell’Aifa Luca Pani aveva duramente criticato la decisione dell’Agenzia del farmaco di autorizzare il mix vaccinale dopo la prima dose di AstraZeneca: “L’Aifa non si premura di spiegare nei dettagli perché prenda questa decisione, assolutamente irrazionale sul piano regolatorio, fornendo solo delle deboli prove a supporto. Deboli sono gli studi clinici citati e pubblicati solo nelle ultime settimane, che possono contare su poche centinaia di pazienti e non condotti in un ambiente controllato come quello delle sperimentazioni cliniche registrative che dovrebbero essere le uniche a meritare l’attenzione di una Agenzia regolatoria”.
Dopo di lui, ieri, il suo successore alla guida dell’agenzia Mario Melazzini ha detto cose analoghe all’Huffington Post: “Sul mix vaccinale a mio parere non ci sono ancora dati sufficienti a supporto della decisione che è stata presa. Faccio fatica come ex direttore generale di Aifa e come cultore della materia a comprendere alcune decisioni assunte. Servono dati certi e numerosi; e non bisogna correre”. Anche Melazzini, come Pani, parla di una decisione presa più sulla spinta emotiva che sulla razionalità scientifica.
La critica arriva da personalità con un profondo senso delle istituzioni, che hanno guidato l’Aifa sotto governi di diverso colore politico. Se due autorevoli regolatori arrivano a criticare pubblicamente, in questo modo, l’agenzia che hanno guidato è, evidentemente, perché si teme una perdita di credibilità e un calo della fiducia dei cittadini. Al di là del merito sul mix vaccinale, che forse si rivelerà più efficace e sicuro (lo speriamo tutti), il problema serio qui è di metodo: un ente regolatorio non dovrebbe prendere decisioni così importanti se prima non ci sono dati solidi e, soprattutto, non dovrebbe farlo su richiesta e pressione della politica. E’ accaduto troppe volte, in questa Aifa, durante la pandemia.
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