editoriali
Delta e allarmismi. Differenze
La presentazione di Rep. del rapporto Gimbe: meglio insistere sui vaccini
La Fondazione Gimbe, Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, è istituzione credibile e meritoria che non solo da anni combatte l’anti scientismo, ma che in questi drammatici mesi di pandemia ha contribuito a tenere alta la guardia in Italia sui numeri reali, e le loro proiezioni, del Covid, con particolare attenzione (non proprio ascoltata, va detto) sulle tecniche di tracciamento e di prevenzione. Ieri Repubblica, con un titolo assai allarmistico, “La Delta spinge contagi e morti, ‘E’ già iniziata la quarta ondata’” (sul palcoscenico dei giornali italiani, il quotidiano di Maurizio Molinari s’è scelto da tempo l’angolo prospettico dell’allarme permanente) presentava i nuovi dati forniti dalla fondazione guidata da Nino Cartabellotta, secondo cui “il virus circola più di quanto documentato dai nuovi casi identificati”. Secondo il monitoraggio di Gimbe nella settimana 21-27 luglio c’è stato un incremento di nuovi casi (da 19.390 a 31.963).
Vi sono inoltre altri parametri da tenere sotto controllo, seppure in sé non così allarmanti: l’allarme sono le terapie intensive. Gimbe, nella settimana, segnala 111 decessi contro i 76 del rilevamento precedente. Ma quando nel sommario di Rep. il numero viene sparato, “i decessi di nuovo oltre quota cento”, senza specificare la settimanalità, il giusto monitoraggio di Gimbe e la giusta attenzione del quotidiano scadono nell’allarmismo gridato e di maniera. Anche perché, nel bollettino sul sito del giornale, si leggeva ieri mattina che i morti giornalieri erano tre (poi corretti in 19, ma fa sempre meno di uno a regione). E’ chiaro che, con i No vax che scorrazzano pure in Parlamento, tenere alta l’attenzione è un dovere. Ma il dovere più importante è insistere sui piani vaccinali, martellando, anziché spaventando, una delle poche verità di cui oggi disponiamo: se ci si vaccina, la variante Delta passa. E uccide molto meno.