editoriali
E adesso, cari sindacati no pass?
Il flop delle proteste aiuterà a ritrovare la rappresentanza dei lavoratori
Le ambiguità dei sindacati del lavoro sulla campagna di vaccinazione hanno subìto, indirettamente, un grave colpo dal clamoroso fallimento delle proteste proclamate ma non avvenute da parte di vari movimenti no vax e no green pass. L’argomento sostenuto dai sindacati era il rifiuto di stipulare accordi con le organizzazioni aziendali per tutelare la libertà di scelta dei lavoratori. La politica sanitaria non è affare nostro, sostenevano, trascurando il fatto evidente che la sicurezza sanitaria sul posto di lavoro deve essere garantita. Ora, però, è evidente che la renitenza alla protezione vaccinale riguarda una esigua minoranza, assai rumorosa ma assolutamente marginale. E’ così nella società in generale, lo è anche di più tra i lavoratori, più avvezzi a comportamenti solidali tra loro, anche per effetto di una lunga tradizione sindacale. Il dato fondamentale di legittimità dei sindacati è la rappresentatività, cioè la capacità di interpretare correttamente gli orientamenti dei lavoratori.
Le sgangherate riluttanze a dare espressione alla evidente volontà maggioritaria di salvaguardare la salute propria e altrui contrastano con questo principio basilare. In qualche categoria, a cominciare dai tessili, e in qualche territorio, come quello bresciano in cui è stato stipulato un patto pro vaccinazioni di cui abbiamo dato conto ieri sul Foglio, questa esigenza di rappresentare la volontà dei lavoratori senza cavilli e autoesclusioni corporative comincia a farsi strada. Le proteste contro l’obbligo di certificazione per le mense aziendali sono irrisorie o fallite. Più o meno come le mobilitazioni no vax alle stazioni ferroviarie. Sarebbe ora che i vertici confederali prendessero atto della situazione reale e della reale volontà dei lavoratori che dovrebbero rappresentare. Altrimenti la crisi di rappresentatività delle confederazioni, che era già in atto prima della pandemia, diventerà ancora più grave.
Trattamenti farmacologici
Anche l'Italia si sveglia e frena sull'uso dei bloccanti della pubertà
Rapporti alla mano /22