L'ok di Ema e Ecdc
L'Ue raccomanda la vaccinazione eterologa. Ma l'Italia ha un problema con Moderna
In attesa di nuove dosi Pfizer, le scorte italiane hanno in prevalenza vaccini mRna che in molti preferiscono evitare per i richiami. Ma per Ema e Ecdc il mix "potenzia la copertura"
La variante Omicron continua ad avanzare in Europa e presto, entro pochi mesi, secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo della malattie – Ecdc – riguarderà almeno la metà dei casi Covid. Una situazione che dovrà essere affrontata su due fronti. Per l'Ecdc, infatti, il livello di rischio legato alla nuova variante è “da alto a molto alto”. Il presidente Andrea Ammon ha spiegato che finora ci sono 265 casi confermati in 20 paesi europei. In realtà sono molti di più. La sola Danimarca, che sequenzia tutti i tamponi molecolari positivi, ha annunciato 398 casi Omicron sul suo territorio. La maggior parte non sono più importati dall'estero, ma legati a grandi manifestazioni pubbliche nel paese come grandi concerti. Di fronte, insomma, a Omicron “abbiamo bisogno di prendere misure precauzionali subito”, ha detto ancora Ammon, rappresentando così il primo fronte di intervento, quello che si lega appunto a restrizioni e provvedimenti mirati a limitare la circolazione del virus, riducendo il più possibile le occasioni di contagio, in particolare nella stagione invernale.
L'altro fronte riguarda invece i vaccini, la campagna per la terza dose, che restano il principale strumento per arginare gli effetti del Covid, tanto più in una fase in cui avanza la variante Omicron, che dalle prime e ancora provvisorie evidenze pare essere molto contagiosa, sebbene provochi effetti contenuti sulle persone. Ed è proprio sul tema delle dosi booster che ieri le due principali agenzie sanitarie europee, oltre all'Ecdc anche l'Ema, l'Agenzia europea del farmaco, sono intervenute, raccomandando la vaccinazione eterologa per i richiami. Secondo l'Ema e l'Ecdc, usare i vaccini mRNA per le persone che sono state vaccinati con i vaccini a vettore virale "produce buoni livelli di anticorpi contro il virus del Covid-19 e una risposta più alta delle cellule T che usare lo stesso vaccino" sia nella vaccinazione primaria sia nel regime dei richiami.
In Italia, tuttavia, chi è messo nelle condizioni di scegliere con quale vaccino fare il richiamo preferisce ancora Pfizer per avere continuità con la precedente somministrazione, rifiutando invece Moderna anche a costo di aspettare qualche settimana. E Pfizer è stato di gran lunga il siero più utilizzato, come testimonia il report della struttura commissariale aggiornato a ieri sera, secondi cui le dosi di vaccino somministrate sono 99.540.539, il 94,6 per cento del totale di quelle consegnate, pari finora a 105.174.275 (nel dettaglio 74.063.851 Pfizer/BioNtech, 17.722.220 Moderna, 11.544.614 Vaxzevria-AstraZeneca e 1.843.590 Janssen).
Ad oggi, considerando che AstraZenenca e J&J non sono più utilizzati per le somministrazioni, le scorte dei vaccini disponibili sono circa 5,6 milioni di dosi. Di queste però, oltre 3 milioni sarebbero del vaccino Moderna, che oggi in tanti evitano. È accaduto a Roma, dove per esempio, per Pfizer bisognerà attendere gennaio. Anche in Lombardia sono state segnalati casi di rifiuto rispetto a Moderna così come in Sicilia. Ma la tendenza riguarda grosso modo tutto il territorio italiano. Dalla struttura commissariale assicurano che arriveranno presto nuove scorte di Pfizer, che resterà comunque l'arma principale contro la pandemia. Nel frattempo però sarà necessario bilanciare l'utilizzo dei farmaci, continuando a rassicurare sugli effetti di Moderna e della vaccinazione eterologa anche tra sieri a mRna. La strada per evitare nuovi provvedimenti e restrizioni passa anche da qui.