restrizioni ai viaggi
L'Italia blinda le frontiere per Natale. Dubbi dall'Ue: "Coordiniamoci"
A partire da oggi per entrare nel nostro paese bisognerà effettuare un tampone anche se vaccinati. "Roma spieghi la sua scelta", dicono da Bruxelles. Il super green pass prorogato fino al 31 marzo, insieme allo stato di emergenza
Una scelta ispirata al principio di massima precauzione, per non dover assumere in futuro decisioni ancora più drastiche. E' questo che ha spinto l'Italia a rafforzare i controlli sanitari sui propri confini in vista delle festività natalizie. E che ha innescato reazioni critiche da parte delle istituzioni europee, che accusano Roma di una fuga in avanti non concordata con gli altri paesi. Ma ricapitoliamo il tutto.
Ieri il governo ha deciso in Consiglio dei ministri la proroga dello stato di emergenza fino al 31 marzo, come da anticipazioni dei giorni scorsi. Ma soprattutto ha optato anche per una proroga congiunturale del super green pass non più fino al 15 gennaio ma fino alla scadenza dello stato emergenziale, per far viaggiare in parallelo le due misure. Come terza decisione, il ministero della Salute d'intesa con la Farnesina ha pubblicato un'ordinanza con cui dispone l'obbligo, per chi abbia soggiornato o sia transitato nei 14 giorni precedenti in alcuno dei paesi europei, di esibire un tampone negativo pur se vaccinato (chi non è immunizzato si deve sottoporre a una quarantena di cinque giorni). In sostanza, una forma di inasprimento rispetto al funzionamento del certificato verde, che a livello comunitario era stato pensato proprio per uniformare e rendere più snelle le procedure di viaggio tra i diversi paesi appartenenti all'Ue.
Per questa ragione la mossa dell'Italia non è piaciuta granché alla Commissione europea. E infatti Vera Jourova, vice di Ursula Von der Leyen, ha voluto ricordare che "quando gli stati membri introducono condizioni aggiuntive o rendono le norme più severe, come nel caso dell'Italia e forse del Portogallo, queste devono essere giustificate sulla base della situazione reale", lasciando intuire che l'argomento verrà affrontato nel Consiglio europeo in programma domani.
Come ha racocntato David Carretta nella sua Newsletter europea, Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, nella lettera di invito ai leader per il vertice che si apre domani, ha spiegato che “il coordinamento delle nostre misure, basate sulle migliori prove scientifiche disponibile, è fondamentale, in particolare per preservare la mobilità”. Secondo una fonte diplomatica di un paese membro Ue, infatti, imponendo un test ai vaccinati come deciso dall'Italia, c'è “un rischio reale di rimessa in discussione del Certificato Covid”, Quello che più preoccupa le istituzioni europee, che sul green pass hanno basato molta della loro strategia di ripartenza.
Perché il governo ha deciso l'inasprimento
La decisione dell'esecutivo, che ricalca un po' le regole cui deve sottoporsi chi voglia far arrivo nel Regno Unito, è stata ispirata, come detto prima, al principio di massima precauzione. Soprattutto per via della variante Omicron, che oramai circola a un ritmo sempre più alto e secondo quanto ha detto oggi la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, "da metà gennaio sarà la variante dominante in Europa". Il governo italiano è voluto correre ai ripari per tempo. Del resto lo ha spiegato lo stesso Draghi nelle riunioni con i suoi ministri: una migliore situazione epidemiologica del nostro paese è un grande attrattivo per i turisti dall'estero durante le festività natalizie. Ma può avere un contraccolpo impattante sulla crescita dei contagi. Meglio prevenire che arrivare troppo tardi.
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