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Editoriali

L'Oms si sveglia: sì al booster

Redazione

Aggiornate le linee guida dopo mesi di strenua opposizione alla terza dose

Ora anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) apre alla necessità della somministrazione della terza dose di vaccino contro il Covid. L’indicazione per i paesi con alte coperture vaccinali è di offrire il booster in via prioritaria alle persone più vulnerabili per poi estenderla a tutti gli altri. Nei paesi con tassi di vaccinazione ancora bassi si dovrebbe invece privilegiare l’offerta di prime dosi e, quindi, il completamento del ciclo vaccinale primario.

Un netto cambio di rotta, dunque, visto che l’Oms aveva fortemente contestato il ricorso al booster. Appena un mese fa, il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva lanciato un allarme sui potenziali rischi delle campagne incentrate sulla somministrazione della terza dose: “È probabile che i programmi con le dosi booster generalizzate prolunghino la pandemia invece di porvi fine. La priorità globale deve essere quella di aiutare tutti i paesi a raggiungere l’obiettivo del 40 per cento di vaccinati il più rapidamente possibile e l’obiettivo del 70 per cento entro la metà del prossimo anno”. Inoltre, per il dr. Tedros la “stragrande maggioranza” dei ricoveri e dei decessi riguarderebbe persone non vaccinate e “non persone prive della dose booster”. Un dato che sappiamo essersi rivelato falso, soprattutto se riferito alla parte di popolazione più anziana e fragile, alla luce del calo di protezione dei vaccini nel tempo. Non dimentichiamo, poi, come proprio le parole dell’Oms siano state usate a più riprese lo scorso autunno, non solo da esponenti politici ma anche da giornali e trasmissioni televisive come “Report”, per attaccare la strategia del governo di aprire alla somministrazione del richiamo vaccinale. La folgorazione sulla via di Damasco per l’Oms è arrivata a ben quattro mesi di distanza dalla pubblicazione della prima circolare del ministero della Salute con la quale si avviava la campagna di booster per i pazienti fragili. Almeno in questo caso, il non aver ascoltato le indicazioni dell’Oms ha contribuito a salvare molte vite in questo inverno.

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