il provvedimento
Via le mascherine all'aperto: Speranza firma l'ordinanza
Da venerdì i dispositivi di protezione individuale saranno obbligatori solo in caso di assembramenti e al chiuso. Anche per gli stadi si va verso un allentamento delle misure: dal 1° marzo la capienza tornerà al 75 per cento
Da venerdì la mascherina all'aperto non sarà più obbligatoria, a prescindere dalle fascia di rischio e dal colore in cui una regione è collocata. Dopo le anticipazioni del sottosegretario alla Salute Andrea Costa, è arrivata oggi l'ordinanza del ministro Roberto Speranza nella quale, si legge, fino al 31 marzo "nei luoghi all'aperto è fatto obbligo sull'intero territorio nazionale di avere sempre con sé i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli laddove si configurino assembramenti o affollamenti". La mascherina insomma non potrà ancora essere dimenticata, andrà usata all'occorrenza, ma si tratta di un nuovo passo in avanti verso la normalità. Nei luoghi al chiuso, invece, le mascherine continueranno a essere obbligatorie.
Nel frattempo, al ministero della Salute si continua a ragionare anche su eventi e manifestazioni sportive, a partire dagli stadi: l'obiettivo è arrivare gradualmente alla massima capienza. Come abbiamo scritto su queste pagine, l'assenza del pubblico ha rappresentato negli ultimi due anni una delle principali cause del calo di fatturato per le società del calcio. Come informano dal governo, Roberto Speranza è al lavoro, in maniera congiunta con Valentina Vezzali, l'ex campionessa della scherma che oggi ricopre il ruolo di sottosegretario allo Sport, per far sì che già a partire dal 1° marzo la capienza degli impianti possa arrivare al 75 per cento nel caso di eventi all'aperto (oggi al 50) e al 60 per cento nel caso di quelli indoor (oggi al 35). Un percorso che, seguendo il miglioramento dei dati epidemiologici di questi giorni, dovrebbe portare fino alla riapertura totale di stadi e palazzi delle sport.
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