Covid-19
Dal primo maggio sempre meno mascherine. Resterà l'obbligo nelle Rsa
Non sarà ancora un "liberi tutti". Cosa cambia e cosa no dopo le nuove norme approvate dal ministero della Salute
Sono passati poco più di tre anni dall’inizio della pandemia di Covid e dal primo maggio in Italia altre limitazioni cesseranno. L’Italia entrerà definitivamente nella fase di post-Covid, meno obblighi sulle mascherine, ma non sarà un "liberi tutti". L'obbligo infatti resterà nelle Rsa, i reparti di terapia intensiva e di malattie infettive.
L’ordinanza del ministero della salute, data la scadenza di quella emanata nel dicembre del 2022, verrà riproposta con dei visibili riarrangiamenti, lasciando, invece, a discrezione dei direttori sanitari l’obbligo nei reparti di medicina interna e agli studi medici privati. È stato elimato l’obbligo di mascherine e tamponi nei bar, mense e sale di stazionamento degli ospedali.
Il ministero della Salute manterrà l’obbligo per operatori sanitari e visitatori di mantenere le mascherine nei reparti con pazienti ad alto rischio come terapie intensive, malattie infettive. Il direttore della clinica malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova Matteo Bassetti ha detto al Messaggero: "Mascherina? Da usare solo in stanze con pazienti fragili o se si va a trovare un familiare ricoverato, è il momento di trattare il Sars-Cov-2 come altri virus simili".
I dati suffragano l’opinione del ministro della salute Orazio Schillaci, che nell’eventualità si presenti una nuova variante dice “saremo pronti a intervenire”, ma è necessaria una rinegoziazione dei contratti con le case farmaceutiche. Nel passaggio di fine anno tra 2023 e 2024 verrà proposto ai cittadini fragili un vaccino antinfluenzale aggiornato. Data la scarsa richiesta del vaccino anti Covid e la chiusura dei centri adibiti alla vaccinazione, solo gli ospedali somministreranno le dosi su domanda. L'ospedale Spallanzani di Roma garantirà una seduta a settimana, anche in assenza di prenotazione per la vaccinazione contro il Covid (sono infatti ancora stoccate in Italia 236 milioni di dosi, come recita la normativa della Commissione Europea). Un recente studio di Euractiv afferma che rimarranno inutilizzati milioni di dosi e tamponi.
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