il caso
Lo stallo dell'Aifa sulla pillola anticoncezionale
La comissione tecnico-scientifica dell'Agenzia italiana del farmaco spinge per approvare la gratuità ma il cda prende tempo e chiede approfondimenti. Dal governo non c'è disponibilità a coprire il costo dell'operazione, stimato in circa 140 milioni di euro
La pillola anticoncezionale in Italia resta a pagamento, per ora. La possibilità di renderla gratuita si era manifestata per la prima volta alla fine di aprile, dopo un pronunciamento favorevole del Comitato prezzi e rimborso dell'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco. Oggi un sollecito in questo senso è arrivato anche dalla Commissione tecnico-scientifica.
Mercoledì, però, il Consiglio di amministrazione ha rilevato che attualmente "non sussistono gli elementi essenziali per deliberare". All'origine dello stop c'è, prima di tutto, un contenzioso economico. Il governo ha fatto sapere che non coprirà la spesa economica, stimata in circa 140 milioni di euro. "Appare ineludibile, anche in relazione alle attribuzioni del Ministro dell'economia e delle finanze, la questione della compatibilità della tenuta finanziaria", ha affermato a inizio mese Luca Ciriani, ministro dei Rapporti con il Parlamento. E, di conseguenza, spetta all'Aifa reperire le risorse dal budget a disposizione per la spesa farmaceutica.
L'Aifa mercoledì ha scelto di non esprimersi, anche perché – si legge nel comunicato – mancano "precise indicazioni sulle fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale". Oggi è arrivato, di nuovo, il parere della Commissione tecnico-scientifica, che spinge per un'approvazione. Ma la situazione resta in stallo, con il governo che non sembra intenzionato a cambiare idea. In ogni caso, il Consiglio "si impegna ad attivare un tavolo di concertazione con i Ministeri vigilanti e la Conferenza delle regioni", si legge sempre nel comunicato.
La pillola è, ad oggi, già gratuita in sei regioni italiane – Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, provincia autonoma di Trento, a cui si aggiunge da febbraio il Lazio –, con parametri per le giovani più o meno flessibili che variano di regione in regione.