Editoriali
La campagna vaccinale è un disastro
Vaghezze, imbarazzi, istinti no vax. Non solo sul Covid. Occhio agli over 80
La campagna vaccinale contro il Covid a oggi può definirsi a tutti gli effetti un flop. A poco sembrano essere serviti al momento gli spot e la campagna di comunicazione realizzati dal ministero della Salute. Le prime dosi dei nuovi vaccini aggiornati sono arrivate in Italia lo scorso 25 settembre. Stando all’ultimo aggiornamento reso disponibile dal ministero della Salute, lo scorso 30 novembre, a un mese circa dall’avvio, erano state somministrate complessivamente 1.042.541 dosi. Dopo un picco di circa 203 mila vaccinazioni settimanali, raggiunto nella settimana 10-16 novembre, si è assistito a un graduale ma costante calo nel numero delle somministrazioni. Tutto questo nonostante la crescita dei casi di Covid registrati e l’aumento delle ospedalizzazioni e dei decessi. A rischiare, come è noto ormai da tempo, sono soprattutto i più fragili, sia per malattie pregresse che per età avanzata. Proprio per questo deve suonare un campanello d’allarme per il dato riguardante le coperture vaccinali per gli over 80. Tra i più anziani e quindi più suscettibili a ricoveri e decessi, in media a livello nazionale solo il 7,4 per cento ha ricevuto il terzo richiamo booster con un’ampia divergenza a livello regionale che spazia dallo 0 per cento dell’Abruzzo al 17 per cento della Toscana. In ben 15 regioni non si è raggiunto l’obiettivo minimo del 10 per cento delle coperture per le fasce d’età più anziane. E, in quasi tutto il Meridione, i tassi vaccinali sono prossimi allo zero. Eppure i dati sul Covid non lasciano tranquilli. Nel mese di novembre, infatti, il numero dei nuovi casi settimanali è cresciuto del 94,3 per cento. Nello stesso lasso di tempo, anche i ricoveri in area medica sono aumentati del 58,1 per cento, passando da 3.632 fino a 5.741. Quelli in terapia intensiva sono saliti del 71,7 per cento, pur mantenendosi in numeri ampiamente gestibili, passando da 99 a 170 posti letto occupati. La quasi totalità degli 881 decessi registrati per Covid ha riguardato proprio la fascia over 80.
Non a caso, alla luce dei numeri di una campagna vaccinale che stenta a decollare, lo scorso 11 novembre il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia, si apprestava a firmare una circolare con la quale si invitava le regioni a “implementare l’offerta attiva delle vaccinazioni ai soggetti con condizioni di rischio”. Un richiamo che sembra però non aver ancora dato i suoi frutti alla luce di un trend settimanale delle somministrazioni in costante calo. A pesare, in parte, la cosiddetta stanchezza vaccinale per chi ormai è arrivato a ricevere la quinta dose. Da non trascurare anche un’informazione discutibile, anche da parte delle istituzioni, che troppo spesso per normalizzare la situazione hanno fatto passare il Covid come qualcosa di molto simile a un’influenza stagionale. Un messaggio che probabilmente si è rivelato un boomerang soprattutto per chi si era già sottoposto ai precedenti richiami vaccinali e, alla luce di questa comunicazione, ha deciso di non proteggersi ulteriormente con il nuovo vaccino aggiornato. Infine, c’è da tenere conto anche della disorganizzazione a livello territoriale che, come dicevamo, ha prodotto risultati molto diversi nelle varie regioni. Ritardi nella consegna e nella distribuzione capillare dei vaccini all’interno dei singoli territori, un insufficiente e tardivo coinvolgimento dei medici di medicina generale e delle farmacie che dovevano essere i veri protagonisti di una campagna vaccinale capillare sul territorio resasi necessaria dalla chiusura dei grandi hub, la mancata attivazione della chiamata attiva dei pazienti a rischio, senza dimenticare problemi tecnici dei portali web che hanno reso impossibile la prenotazione dei vaccini in diverse zone del paese. Tutto questo ha contribuito a rendere fallimentare gli attuali risultati della campagna di vaccinazione esponendo i più fragili a un rischio di ricovero e decesso evitabile. Non a caso ministero della Salute e regioni starebbero valutando l’ipotesi di open day nazionali per rilanciare le vaccinazioni in modo più robusto.