Questo Kepler-452b piace troppo
Questa terra non ci voleva. Ci sarebbero mille ragioni per essere sollevati di fronte all’idea che nell’universo possa esistere un altro pianeta capace di far nascere vite simili alle nostre e in grado di far sognare un mondo completamente diverso e complementare, dove una minoranza del Pd potrebbe persino pesare in Parlamento, dove un Brunetta potrebbe diventare sindaco di Venezia e dove un Passera potrebbe organizzare una convention in un giorno diverso dalla fine del mondo.
Ci sarebbero mille ragioni per gioire, ma come ci suggerisce il nostro Andrea Marcenaro, convinto che Obama sia già pronto a offrire un vasto assortimento nucleare al nuovo pianeta per instradare un proficuo canale di dialogo, non ci poteva essere momento peggiore di questo per fare i conti con un altro pianeta. “Oggi la Terra è un po’ meno sola”, ha detto ieri la Nasa. Saremo pure un po’ meno soli, ma proprio per questo non riusciamo a rallegrarcene fino in fondo. Anzi: non poteva esserci momento peggiore di questo per un incontro ravvicinato del terzo tipo. La nostra prospettiva non è viziata dal retropensiero di ogni cittadino romano con la testa sulle spalle: e cioè come faremo noi a gestire gli alieni, noi che – figurarsi avere i-treni-che-arrivano-in-orario – nemmeno gli autobus riusciamo a far circolare? Ma non siamo noi il problema più grande. La preoccupazione è geopolitica, ideologica. In ogni film di fantascienza, gli umani incontrano gli alieni quando alla Casa Bianca siede il presidente più coraggioso, tempestivo e amante della libertà dai tempi di Lincoln. Ma visti i successi del “leading from behind” di Obama c’è davvero da augurarsi che il nuovo pianeta sia deserto. Cosa succederebbe poi se i nuovi venuti dovessero partire all’assalto con gli Eurobond? E se fossero amanti dei referendum? E se fossero tutti pronti a chiedere un prestito alla Merkel? Non siamo pronti, non è il momento, questa notizia non ci voleva.
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cattivi scienziati
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